Omelia di don Andrea Querzè alla Messa dei giovani – Rogazioni 2015
In questi giorni, mentre leggevo le letture della liturgia di questa messa nella festa di san Mattia, mi chiedevo cosa succederebbe se anche oggi, il vescovo come gli apostoli, nella scelta dei suoi presbiteri, dei religiosi e delle religiose, delle persone da fidanzare «tirasse a sorte fra voi e su chi cadrà la sorte, questi sia lieto» di fare quanto lui decidesse.
Sarebbe un’interessante forma di pastorale vocazionale.
Ma così non può accadere!
Non funzionerebbe!
Occorre piuttosto che preghiamo ogni giorno, con le parole degli apostoli, perché «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti…», mostri a ciascuno di questi giovani la strada da percorrere affinché si compia realmente e pienamente il desiderio di felicità e di pienezza di vita che tu hai posto nel loro cuore, affinché non si accontentino di cose banali e semplici, di atteggiamenti sciocchi e vuoti, di progetti mediocri e illusori.
Il primo desiderio che manifesto per voi, cari giovani, è che possiate seguire Gesù Cristo, sempre, perché è Lui «che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande»… e allora fatelo, anzi facciamolo insieme!
Io non mi sottraggo dall’impegno di stare al vostro fianco e di camminare con voi, vivendo con voi il cammino nei gruppi parrocchiali, nelle associazioni, nei movimenti e gruppi ecclesiali. Non mi tiro indietro dal condividere la vita con voi nelle giornate, nelle uscite, nei campi scuola estivi, nei ritiri durante tutto l’anno. Non mi stanco dell’impegnativo ed esaltante incontro con la vostra vita più profonda nella confessione personale, nei dialoghi, nella direzione spirituale. A tutti gli adulti e particolarmente ai miei confratelli presbiteri chiedo di rinnovare questa sera, con me, questo impegno a camminare con i nostri giovani. Tutti, anche chi non è più anagraficamente giovane, può indicare loro Gesù, aiutandoli così a realizzare il desiderio di felicità che portano in cuore!
Il secondo pensiero che la Parola di Dio mi suggerisce è quello dell’amicizia di Gesù Cristo!
Spero di farmi capire, è un po’ difficile, ma voi provate a seguirmi.
«Voi siete miei amici… Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici,…».
Gesù ci considera suoi amici e destinatari dell’amore che lui riceve dal Padre, dunque un amore e un’amicizia che non hanno le caratteristiche dell’amore e dell’amicizia umana, ma sono divine.
Noi amiamo coloro che sono in una particolare relazione affettiva con noi, siamo amici secondo criteri di simpatia, di empatia, di collaborazione, di partecipazione al medesimo gruppo.
L’amicizia di Gesù invece trae forza dall’amore del Padre.
L’amore del Padre è divino cioè capace di amare senza riserve, oltre ogni simpatia o antipatia.
In questa amicizia nella quale Gesù stesso ci coinvolge, noi facciamo una esperienza nuova, quella dell’unità!
Ecco il motivo di questa Messa. Riconoscere, nell’amicizia con Gesù Cristo, il volto amico di ogni giovane che porta in cuore il mio stesso desiderio di felicità e di pienezza. Se questo è vero, ciò significa che nessuno dei volti dei giovani presenti in chiesa questa sera mi è sconosciuto, ma ancor più che nessun volto che incontro mi è più sconosciuto e ciascuno, come amico, è un dono prezioso, «uno che mi appartiene», al quale sono legato non con legami di simpatia, ma per un amore divino che mi precede e mi sostiene.
La manifestazione di questa amicizia divina sta in queste parole di Gesù: «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». Una misura altissima e concreta.
Non è fatta di leziosità e di carinerie, di complimenti e di cortesie, di interessi e di guadagni, ha la misura del “saper morire” per l’amico! Capite a quale grande responsabilità ci chiama Gesù? Tu sei così importante per me, perché insieme siamo stati chiamati all’amicizia con Gesù Cristo, che io sono disposto a dare la vita per te! E questo va fatto in maniera concreta: aiutarti a studiare, sostenerti nel dolore, darti un po’ del mio tempo…
Un’amicizia divina che si fa concreta, pensate che rivoluzione se ogni giorno riuscissimo a viverlo così. Lo chiediamo come grazia a Maria!
Un ultimo pensiero.
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio», è la beatitudine che papa Francesco ha scelto come tema della Giornata Mondiale della Gioventù che abbiano celebrato la scorsa domenica delle palme, il 30 marzo. Scrive nel messaggio: «In che consiste dunque la felicità che scaturisce da un cuore puro?». Il papa con un interessante gioco di immagini, propone una “ecologia umana” che sia attenta alle relazioni: a quella con Dio e a quella con i fratelli. E ci ricorda che nella «volontà di Dio sta la nostra felicità!».
Non posso allora non ritornare all’inizio! Non tireremo a sorte, ma ci aiuteremo a capire dove il Signore ci chiama a vivere la vita nell’amicizia con Lui. In questo sta la nostra felicità, realizzare il progetto d’amore che il Padre ha pensato per ciascuno di noi, senza paure e senza sconti!
Maria è il modello del “sì” totale alla volontà di Dio.
Un “sì” generoso, non senza domande, ma capace di fidarsi di Dio.
Maria ci insegna a non avere paura di Dio ma a fidarci e ad affidarci completamente a Gesù, l’amico vero!
Maria ci insegna a dare la vita, a saper perdere, ciò che nella logica del mondo sembra riempire la nostra vita, ma che in realtà ci lascia soli e tristi. Maria ci insegna a consegnare la nostra vita a Gesù.
Lo faremo con Lei alla fine di questa Messa, con l’atto di affidamento. Sia per ciascuno di noi un gesto autentico e non solo fatto perché inserito nella Messa di questa sera.
Sia un gesto concreto col quale iniziare, fin da questo momento, a dare la vita per l’amico vero, per Gesù, dicendoci così disponibili a seguirlo e ad amarlo in ogni fratello che incontriamo nelle nostre scuole, all’università, in biblioteca, al pub, in discoteca, sulle spiagge e in montagna, in palestra e nel campo da gioco, nelle persone care, come anche nell’amico sofferente, preoccupato, rattristato, senza speranza, deluso.
Noi che siamo qui stasera, sappiamo che è in Gesù la risposta al desiderio di felicità, non teniamolo per noi, ma diciamolo a tutti certi che Gesù “ha scelto noi, perché andiamo e portiamo frutto e il nostro frutto rimanga…”.