Mercoledì delle ceneri – cattedrale di Imola

Con questo giorno e in particolare con questa celebrazione, Dio interviene nella storia dell’umanità e nell’esistenza di ciascuno di noi, come pure della comunità da noi formata.

Il digiuno e l’imposizione delle ceneri non sono riti convenzionali; con le osservanze quaresimali non ci uniformiamo semplicemente ad una tradizione, peraltro oggi meno viva che per il passato, sperando che resista. Questa impressione va superata decisamente, perché oggi inizia davvero un nuovo intervento di Dio nella storia. Si realizza concretamente attraverso la personalità umana di Gesù Cristo, il quale si ritirò nel deserto a digiunare per quaranta giorni, sostenendo le tentazioni diaboliche. Egli in un certo senso rende presente ancora tale esperienza, attraverso coloro che gli appartengono. Gli esseri umani non sono monadi, individui tra loro isolati, ma si condizionano a vicenda, dipendono gli uni dagli altri, cosicché si salvano o periscono insieme. Ciascuno è dotato della propria autonomia ed è responsabile a titolo individuale, ma – lo voglia o meno – fa parte di un insieme, di una personalità collettiva nella quale è riconoscibile un capostipite, un soggetto di intelligenza e di volontà. A lui tutti sono legati e influiscono perciò gli uni sugli altri, diventando corresponsabili.

I quaranta giorni di digiuno trascorsi da Gesù rivivono oggi non nella fantasia, non in modo convenzionale, ma nella carne, cioè nella vita reale di tutti coloro che si lasciano condurre dallo stesso Spirito che spinse Gesù nel deserto. In fondo, la Quaresima che iniziamo è sia nuova – edizione 2017 – sia già contenuta in quella praticata da Gesù. Sotto un certo aspetto, i fatti e le azioni si succedono; ma sotto un altro aspetto nelle celebrazioni liturgiche si è fuori dal tempo, si è inseriti nel presente di Dio, che ci ama e ci salva, rispettando la nostra volontà.

Solo domenica, ascoltando il racconto evangelico delle tentazioni, entreremo pienamente nella Quaresima. Oggi però, con il digiuno e con il rito suggestivo delle ceneri, effettuiamo come un anticipo, un’introduzione: dal momento che c’è da affrontare un combattimento decisivo, nel quale non possiamo permetterci di perdere, conviene attrezzarsi con cura, consapevoli della posta in gioco, dopo esserci convocati, chiamati vicendevolmente. Si deve dunque vedere in azione la Chiesa imolese compatta, non frammentata in gruppi e gruppetti più o meno solidi.

La cenere è quanto rimane di un corpo, di un edificio, magari di un’opera d’arte, dopo che si è consumato e prima che si disperda nell’aria come polvere. Da questo simbolo, siamo richiamati non semplicemente alla caducità delle cose e di tutte le realtà terrene, ma anche alla trascendenza, alla superiorità di Dio, che ci ha formati dalla polvere del suolo – secondo l’espressione biblica – infondendo in noi il suo Spirito immortale. Staccati da lui siamo polvere, ma uniti con lui siamo “spirito e vita”. Per questo, ci aiuteremo con la preghiera, il digiuno e le opere di carità a vivere nella forza dello Spirito, resistendo agli assalti del male che si presenta come materialismo, come distrazione, come disperazione. E celebrando la Pasqua, godremo l’anticipo della vita vera ed eterna, nella gioia che nessuno potrà toglierci.