Alla tre giorni di festa per i 20 anni dalla morte del martire imolese hanno partecipato numerose associazioni e movimenti. Musica, giochi, cene e testimonianze hanno scandito le serate

Per tre giorni il cortile di palazzo Monsignani è diventato il fulcro vivo della diocesi di Imola. Festa, testimonianze, canti, cene… tantissime iniziative tenute insieme da un unico denominatore: ricordare don Leo Commissari vent’anni dopo la sua morte avvenuta in Brasile, nella diocesi di Santo André, il 21 giugno 1998.
Per l’occasione numerose associazioni e movimenti hanno collaborato affinché il lungo weekend per il martire imolese si svolgesse nel migliore dei modi. È così che l’Ufficio diocesano per la cultura ha organizzato una serata (venerdì 8 giugno) dove musica e poesia si intrecciavano per raccontare la figura di Mario Luzi, poeta del trascendente. Il giorno successivo l’Azione Cattolica ha organizzato un pomeriggio dedicato ai bambini con laboratori creativi, racconti e canti in compagnia, per giocare insieme sulle alleanze che rendono più bella la vita. La giornata è poi terminata con una cena a cura del Ristoro. Nella giornata finale di domenica 10 giugno la Banda giovanile di Imola ha eseguito vari brani musicali , mentre in serata il pianista Pietro Beltrani e Liliana Vivoli si sono immedesimati nella musica dei luoghi frequentati da don Leo. La giornata è stata curata dal Centro missionario diocesano, dall’Associazione San Cassiano, dal Comitato Sao Bernardo e dall’Ufficio cultura.
«Ringrazio di cuore le tante persone che, in varia misura, hanno consentito la realizzazione di questi momenti pensati per rendere viva la memoria di don Leo – racconta entusiasta don Francesco Commissari, direttore del Centro missionario -. Nelle parole, dal vivo o registrate, di coloro che hanno testimoniato l’impatto con la sua personalità, ci siamo nuovamente resi conto che la sua vita e la sua morte ci parlano ancora: non è un personaggio del passato! Don Leo ci comunica la passione integrale per Gesù Cristo, per la Chiesa e per ogni uomo, anche per chi non vive direttamente l’esperienza della Chiesa. Perché ogni persona è una via che ci conduce a Gesù, in ogni persona Gesù ci attende. La musica, la poesia, non sono stati appena un contorno per abbellire le serate, ma un aiuto a entrare nel mistero di una persona che ci aiuta a vivere l’incontro con Gesù oggi».
Laura Pantaleoni, presidente diocesano dell’Ac, sottolinea la collaborazione tra diverse associazioni: «Abbiamo vinto la sfida della libertà dell’essere festa insieme. Abbiamo verificato che raccontarci belle storie è arricchente come una formazione traditional style, mantenendo la nostra unitarietà nel saper parlare linguaggi comprensibili a tutti, dai bambini agli Adultissimi. Abbiamo visto tante mani darsi da fare per rendere con il proprio lavoro la festa più bella: le mani che restano pulite in tasca non aiutano nessuno. Abbiamo visto entrare nel cortile di Palazzo Monsignani diverse persone, alcune incuriosite dal gruppetto di bambini impegnati nei laboratori, altre richiamate dall’allegro vociare di una compagnia festante, altre ancora lietamente sorprese di trovare posto a tavola. Il tono informale e semplice dava ragione a chi si sentiva “a casa”».
«Soprattutto, tutti insieme abbiamo vinto la scommessa del presentarci alla Città – aggiunge – con un’offerta varia nelle diverse occasioni: alta letteratura con il venerdì sera dedicato a Mario Luzi, festa di e per tutti il sabato con l’Azione Cattolica, festa per ricordare don Leo Commissari la domenica. La bellezza e il bene sono occasioni di incontro vero».