Nel corso della Tre giorni del clero di settembre è stata annunciata, prima di tutto ai sacerdoti, l’indizione di una Assemblea diocesana che si terrà domenica 24 febbraio 2019. Abbiamo rivolto alcune domande a don Paolo Ravaglia, segretario del Consiglio pastorale diocesano.

Quale sarà il tema di questa convocazione?
Un paio di anni fa il vescovo Ghirelli proponeva alla diocesi un documento dal titolo “Entrare nella giovinezza della Chiesa” con il quale portava l’attenzione di tutti sul tema di un riassetto pastorale della diocesi a partire dalle parrocchie. Già da anni infatti si stava lavorando al tema, in particolare con l’introduzione delle unità pastorali. In conclusione il vescovo avvertiva la necessità di un confronto su questo tema, perché ci fosse modo di ascoltarsi e fare passi più maturi verso un rinnovamento.

L’Assemblea diocesana vuole quindi dare risposta a questa necessità?
Soltanto in parte: non si tratta di definire insieme le “regole” per il cammino da fare e i passi ancora da compiere. Riunirsi insieme ci servirà piuttosto per fare il punto, per accorgerci che l’insistenza dei pastori e l’urgenza della realtà non ci hanno trovato così refrattari: passi sono stati fatti, aspetti più o meno grandi della pastorale sono stati rivisti, situazioni improntate al “si è sempre fatto così” hanno salutato nuovi inizi. L’obiettivo dell’Assemblea è quello di guardare la realtà pastorale della diocesi per definire quali sono i punti di non ritorno che cogliamo in quello che siamo e facciamo oggi.

Basterà una domenica pomeriggio per questo lavoro?
In realtà il momento assembleare servirà come sintesi necessaria di un lavoro capillare che di fatto ha già preso le mosse. La fase più importante di questo lavoro avviene nei mesi di novembre e dicembre nei vicariati, dove già da un decennio ormai lavorano i consigli pastorali di vicariato, che sono degli organismi di partecipazione con funzione di cerniera fra il consiglio pastorale diocesano e i consigli pastorali parrocchiali. Nelle riunioni di vicariato ci sarà lo spazio per il dialogo e il confronto, per ascoltarsi e produrre insieme qualcosa.

Il lavoro concretamente su cosa è?
È stato preparato un testo. Si tratta di una bozza di una quindicina di pagine, che punta l’attenzione su tre temi legati al riassetto pastorale a partire dalla parrocchia: la spiritualità, la comunione, la missione. L’idea è quella di esprimere in tre momenti la consapevolezza dell’io che nasce dalla relazione originaria con Dio nella comunità, la consapevolezza di non essere soli nella Chiesa, la consapevolezza del ruolo di tutti e specialmente dei laici nell’impattare con la propria fede vissuta e credibile tutte le situazioni di vita – comprese, per dire una parola di Francesco, “le periferie” – nelle quali le persone si trovano oggi. Questa bozza di instrumentum laboris ha la caratteristica di prestarsi appieno ad un confronto serrato, che potrà riscriverla a partire proprio dal lavoro che ci verrà fatto sopra. In questa fase, ad esempio, il testo è in mano agli uffici di curia: sono loro che per la parte di cui sono competenti potranno esprimere quanto di più aderente alla realtà. Su ogni singolo punto del documento occorre farsi provocare dalla realtà, interrogare l’esperienza di chi ha provato sul campo questi passi di rinnovamento, perché non sia frutto di una visione ideologica delle cose ma la condivisione di un cammino che realmente si sta compiendo. La domanda infatti non è “come dovrebbe essere?” ma “quando è stato efficace, perché è stato efficace?”.

Per fare questo bisogna definire il criterio di misura del risultato.
Il criterio di misura del risultato è la fedeltà all’incontro con Cristo. Il punto è essenziale: che l’uomo incontri Cristo e sperimenti con lui e per lui la pienezza di una vita salvata. Questo è l’obiettivo di sempre, che oggi si esprime in una forma ancora più urgente e stringente.

Chi è quindi coinvolto in questo lavoro?
All’Assemblea di febbraio parteciperanno i delegati delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti, secondo un criterio proporzionale. Nella fase dei vicariati saranno coinvolti i rispettivi consigli pastorali, che saranno implementati utilmente da quelli che saranno poi i delegati delle comunità. Quello che il consiglio pastorale diocesano ha chiesto è che tutta la diocesi venga coinvolta in un sostegno a questo lavoro attraverso la preghiera.