Padre Tiberiu Septimiu Sirbu è diventato a tutti gli effetti un sacerdote della Diocesi di Imola. Nativo di Alba Iulia, in Romania, è giunto a Imola nel 2007 e da quel momento non ha più lasciato la nostra città. Don Tiberio, «come mi chiamano gli imolesi traducendo in italiano il mio nome», è stato incardinato da monsignor Tommaso Ghirelli e potrà svolgere compiti pastorali anche per la Chiesa locale. “Anche” perché, nonostante la fresca incardinazione, è sì un sacerdote cattolico ma di rito bizantino.
A Imola segue da anni proprio la comunità greco-cattolica e numerose sono le amicizie che si sono instaurate con i fedeli imolesi. «Avendo svolto il lavoro pastorale a Imola comincio ad essere legato alla gente che è qua – racconta padre Tiberio -. Conoscendo la situazione della nostra comunità era utile dare continuità a quello che già aveva fatto padre Marinel (il responsabile della comunità rumena prima di lui, ndr.), e inoltre posso dare una mano nella pastorale della Chiesa locale». Infatti, dopo un certo numero di anni trascorsi all’estero, è prevista la possibilità di trasferirsi da una diocesi all’altra. Se il vescovo di origine – quello della diocesi di Alba Iulia – e il vescovo della nuova diocesi si accordano ci sono dei casi in cui il sacerdote può essere incardinato nella nuova diocesi. Detto fatto. Ricevuto l’ok anche dalla Cei e dalla Congregazione delle Chiese orientali si è proceduto con la firma della nomina. Tral’altro il giorno dell’incardinazione era casualmente un giorno di festa per la comunità rumena: si celebravano gli arcangeli Michele e Gabriele.
Nell’occasione il vescovo Ghirelli ha incontrato padre Cristian Crisan, il nuovo coordinatore per i greco-cattolici rumeni d’Italia, arrivato a Imola per salutare padre Tiberio. «Ora posso dire di essere, a tutti gli effetti, un sacerdote diocesano. Non sono passato al rito latino, appartengo ancora al rito bizantino, ma posso aiutare entrambe le comunità essendomi stato conferito il biritualismo. Con la comunità rumena manteniamo le nostre tradizioni e la santa messa celebrata con il rito orientale, mentre con la comunità diocesana posso svolgere le funzioni di un sacerdote: aiutare nella catechesi, celebrare messa, confessare o impartire altri sacramenti. Sono disponibile ai lavori pastorali che il vescovo, il vicario e i superiori vogliono darmi».
La sua storia comincia nel segreto perché nel periodo comunista in Romania non era ammessa la professione della fede cattolica: «Mio nonno paterno Moise Sirbu, era stato un sacerdote greco-cattolico, mi aveva battezzato come fedele di questa chiesa, ma di rito bizantino, in una celebrazione privata, di nascosto, perché durante il periodo comunista non si poteva fare pubblicamente un battesimo greco-cattolico perché rischiavi di andare in prigione per gesti simili». Poi a 18 anni l’intuizione della vocazione e gli studi in seminario. Nel settembre del 1998 il matrimonio con Gianina e nel 2001 l’ordinazione nella cattedrale di Blaj. Nel rito bizantino, infatti, può accadere che un uomo sposato possa diventare sacerdote ma non è possibile il contrario. Infine nel 2007 l’arrivo a Imola: «Prima la nostra comunità è stata ospite in varie chiese di Imola, ma dal 2007 abbiamo trovato ospitalità religiosa stabile nella chiesa di San Giacomo, grazie all’accoglienza e la generosità di don Giuseppe Tagariello e dei fedeli che frequentano l’Oratorio di San Giacomo.
Con loro si è instaurato un rapporto di profondo rispetto e di collaborazione durante questo periodo che ha fatto sì che partecipassi più volte alla messa che don Beppe celebrava per la comunità italiana. Negli ultimi anni, alcuni di loro diventati sono nostri amici e di frequente facciamo dei pellegrinaggi insieme in santuari come quelli di Collevalenza, Boccadirio o Cascia. Così ci si conosce meglio, ci si aiuta reciprocamente per la crescita spirituale e personale. Sono convinto che la fede venga rafforzata e sempre più persone hanno la possibilità di sperimentare la potenza della preghiera e l’amore misericordioso del Signore» conclude padre Tiberio.