Docente di teologia a Parigi e sacerdote a 40 anni, durante la sua prima messa, celebrata il 28 febbraio 1193, ebbe una visione: un uomo dal volto radioso – che Giovanni comprese poi essere Cristo pantocratore – che teneva per mani due uomini con catene ai piedi, l’uno nero e deforme, l’altro pallido e macilento (cioè gli schiavi cristiani e musulmani); l’uomo gli indicò di liberare queste povere creature incatenate per motivi di fede. Questa sarebbe stata la sua missione di sacerdote: liberare gli schiavi cristiani in Africa. Si ritirò in campagna per meditare sull’impresa e fondò, nel 1194 a poco meno di cento chilometri da Parigi, insieme a quattro eremiti l’Ordo Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum, dalla austera regola. Ottenuta l’approvazione di Innocenzo III il 17 dicembre 1198 con la bolla Operante divinae dispositionis, partì per il Marocco. Iniziarono così i primi riscatti di schiavi. Giovanni morì a Roma, dove il papa gli aveva donato la chiesa di San Tommaso in Formis sul Celio. Santo dal 1666.
Ne facciamo memoria con un dipinto di ambito emiliano-romagnolo (sec. XVII) nell’Oratorio di Sant’Onofrio di Lugo, in cui si vede San Giovanni Matha ricevere lo scapolare.