C’è grande gioia nell’essere attorno all’altare così numerosi, tutti uniti nella volontà di consacrazione a Dio, partecipi del sacerdozio di Gesù che, già al momento della presentazione al tempio, offrì al Padre la propria esistenza terrena.

Cari membri delle Famiglie religiose, sentitevi a casa vostra, non consideratevi di passaggio nella diocesi di Imola: anche se ne percepisce a stento il valore, anche se non vi ringrazia adeguatamente, voi ne componete l’identità con la varietà delle spiritualità e delle opere, alcune delle quali espresse proprio dal suo seno. Vivere in molti sotto lo stesso tetto è complicato: non possono mancare gelosie, dimenticanze, ma resta comunque una grande ricchezza. Sono soprattutto le persone più semplici e bisognose ad apprezzare la vostra presenza e la vostra opera; sono soprattutto loro che soffrono quando si chiude una casa religiosa e che gioiscono quando giunge in Diocesi una nuova congregazione. Si ha qui la conferma che i poveri sono oggetto della predilezione del Signore e della sua Chiesa, dal momento che sanno gioire e piangere, riconoscendolo nei suoi consacrati.

Cari fratelli e sorelle, siete stati chiamati a forme diverse di consacrazione e tale diversità ci complica meravigliosamente la vita, obbligandoci all’apertura mentale e contrastando la tendenza clericale ad impadronirsi della Chiesa anziché servirla. Vorremmo essere noi a decidere chi fare oggetto delle cure pastorali, ed ecco che il Signore ci manda nuovi poveri da accogliere e servire; vorremmo goderci Gesù tutto per noi, mentre in lui siamo costituiti “luce per rivelarlo alle genti e gloria del suo popolo”. Sì, voi consacrati siete per antonomasia la gloria del popolo di Dio. Alla gente apparite un po’ misteriosi se non inattuali e in certi momenti anche scomodi, proprio perché non siete omologabili, perché con la vostra “scelta religiosa” rispondete puntualmente alla domanda di fondo, che l’uomo d’oggi ha paura di affrontare:”Dov’è Dio?”. Oggi si fa di tutto per censurare Dio, per oscurare la visibilità della sua Chiesa proprio mentre se ne avverte più acutamente il bisogno. E Dio si fa vicino, si umanizza, attraverso i suoi consacrati. La differenza è sottile ma sostanziale: la consacrazione è opera sua, è Lui che vi ha riservati a Sé; voi avete liberamente corrisposto e ora siete “pieni di Dio”.

La profezia proclamata nella prima lettura di questa festa si sta attuando, i verbi posti al futuro possono essere trasposti al presente:”Ecco, io mando un mio messaggero a preparare la via davanti a me”. Ciascuno di voi è questo messaggero. Un’antifona dell’odierno ufficio delle letture canta:”Godi e rallegrati, popolo di Dio; viene il tuo re, mite e salvatore”.