Qualcuno dice che la solidarietà umana è un po’ declinata, ma certamente non passa di moda, sia dentro che fuori la Chiesa. Dal mio osservatorio privilegiato, mi rendo conto che in Italia e, più in generale, nel mondo, esistono tante persone che dedicano tempo, energie e anche denaro personale pensando non a se stesse ma al bene degli altri.
Ancora oggi ci sono persone – e, tra queste, molti giovani – che continuano a donarsi. E in questo momento penso in particolare a coloro che formano il Comitato Imola-São Bernardo, che celebra quest’anno i 30 anni di attività: una realtà fortemente voluta dalle autorità civili e dalla Curia diocesana. Una storia intensa, piena di slanci, che hanno portato i nostri amici a proiettarsi non solo verso l’America Latina ma anche verso l’Africa, coinvolgendo in tanti progetti anche le realtà produttive imolesi e numerosi cittadini.
Per la mia esperienza di missionario in terra brasiliana, sono testimone di quanto bene ha fatto in tutti questi anni il nostro Comitato: prima, durante e dopo il periodo della mia permanenza a São Bernardo (2005 e 2007-2014). In particolare, la Scuola Professionale dedicata a mio zio, don Leo, e la scuola materna “Margarida”, ma anche le attività sociali delle Pie Operaie di San Giuseppe e quelle delle Figlie di San Francesco di Sales hanno beneficiato e stanno tuttora beneficiando di questa azione solidale. Varie zone di periferia, martoriate da violenza, droga, alcoolismo, talora abbandonate dalla società civile locale e non prese in considerazione dai politici che governano attualmente la città, hanno il privilegio di essere accompagnate da uno sguardo di amore e di attenzione da parte di religiose e laici presenti in quel territorio e che sono sostenuti proprio dall’impegno del Comitato Imola-São Bernardo, con il fattivo contributo di varie realtà della nostra e di altre città presenti nel territorio della Diocesi di Imola. Alcuni dei membri del Comitato non sono propriamente nel fiore dell’età, e mi colpisce molto la vivacità che ancora li caratterizza.
Mi auguro che nuove persone seguano il loro esempio e si inseriscano in questo e negli altri Comitati per dare continuità a un lavoro preziosissimo che coinvolge Chiesa e società civile in favore di persone private della loro dignità. E se, da un lato, è bene guardare al presente e al futuro di questa realtà (con gratitudine a chi la sta sostenendo), dall’altro è sempre necessario fare memoria delle persone che l’hanno resa possibile, ma non sono più tra noi: penso al vescovo monsignor Luigi Dardani, che appoggiò l’iniziativa fin dal suo nascere, ma più ancora a Giovanni Casadio, primo presidente del Comitato e infaticabile collaboratore di don Gigino Savorani presso il Centro missionario diocesano e di don Leo Commissari in terra brasiliana, che fece da ponte tra il mondo laico e la Chiesa imolese.

Don Francesco Commissari – Direttore del Centro Missionario Diocesano di Imola