Per 50 anni a Lourdes. Nella serata conclusiva del pellegrinaggio regionale presso il luogo simbolo della devozione mariana, Paolo Maria Giornelli è stato premiato per un singolare record: dal 1969 il pensionato, volontario Unitalsi della sezione di Imola, gruppo di Lugo, ha partecipato a tutti i pellegrinaggi a Lourdes organizzati dall’associazione. Giornelli, che ha affermato di aver partecipato a più di 100 pellegrinaggi, è stato premiato con una medaglia dall’arcivescovo metropolita di Bologna Matteo Maria Zuppi, che pochi giorni prima proprio a Lourdes aveva appreso della sua futura creazione a cardinale.
Insieme ai volontari e ai malati dell’Unitalsi, era presente a Lourdes anche monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo emerito della Diocesi di Imola. Sorpreso e colpito per l’esperienza religiosa, ha così raccontato quanto vissuto: il pellegrinaggio evidenzia «la sua dimensione sociale e più precisamente di socialità ecclesiale. Ho condiviso infatti la condizione di pellegrino con molte persone che non mi sarebbe stato facile incontrare, a cominciare dall’arcivescovo di Bologna e da altri tre vescovi della Regione, oltre a parecchi sacerdoti e diaconi. La presidente della sottosezione Unitalsi di Imola ha osservato acutamente che monsignor Zuppi è stato esemplare nel cercare il contatto personale con i singoli pellegrini. Mi ha fatto venire un’idea per i prossimi pellegrinaggi: chiedere a vescovi e preti di distribuirsi nei diversi tavoli, quando si pranza e si cena, anziché riunirsi tra loro». Visibile e concreto anche l’aiuto costante che i volontari non hanno mai cessato di offrire: «Ho visto all’opera il personale dell’Unitalsi, dame e barellieri volontari di straordinaria dedizione, per non parlare dei malati (alcuni nel corpo, altri nello spirito) che mi hanno commosso ed edificato. Come ha fatto osservare lo stesso monsignor Zuppi, non è da ritenere casuale che l’annuncio della sua scelta come cardinale, consigliere ed elettore del papa, sia avvenuta proprio mentre egli si trovava in mezzo ai pellegrini e a quanti li servivano. Infine, va sottolineata la presenza dei giovani, particolarmente numerosi e impegnati in molteplici servizi. Al termine del pellegrinaggio, a parecchi di loro è stato formalmente affidato il “mandato”. Durante questo rito, ho pensato che quando uno lo assume pubblicamente, dopo averne fatto pratica per più giorni, si può essere certi che non verrà meno all’impegno». Un “mandato” che, una volta ricevuto, inevitabilmente ce lo si porta dietro anche nelle relazioni personali o nel mondo del lavoro. «Tra le dame e i barellieri, un certo numero lavorano (o hanno lavorato) in aziende industriali o di servizi – continua Ghirelli -. Sono dell’avviso che il loro esempio non potrà non incidere sulle loro comunità di lavoro, oltre che sulle loro cerchie familiari e di amici, purché non si cada nell’attivismo, non si trasformi l’Unitalsi in un’azienda di servizi, moltiplicando le attività e riducendo l’impegno formativo». La grotta, la basilica, la sorgente… tutto a Lourdes è segno di un Invisibile che si rende concreto, tangibile, sperimentabile. Ecco perché attraverso questi elementi si può «respingere la folle pretesa “laica” dell’autosalvezza sia individuale sia collettiva – conclude Ghirelli -. Dopo l’esperienza vissuta con loro, mi sono detto che a Lourdes ci si incontra con la santità: fatti prodigiosi se ne raccontano molti, persone straordinarie se ne incontrano ad ogni piè sospinto, tanto fra gli infermi quanto fra chi li cura».