Domenica 24 novembre si celebrerà una giornata di festa presso il seminario diocesano di Montericco. A partire dalle 19.30 si celebrerà l’adorazione e verranno recitati i vespri alla presenza del vescovo della Diocesi di Imola monsignor Giovanni Mosciatti. A seguire un buffet. 
Nell’occasione i seminaristi propedeuti hanno voluto scrivere la propria testimonianza per cercare di descrivere e far capire appieno cosa sia il seminario di Imola e la sua importanza.


Non è facile descrivere il seminario di Imola. Come luogo, la struttura di Montericco ospita molte realtà: le scuole San Giovanni Bosco (500/600 presenze fra scuola per l’infanzia, elementari e medie); il Sollievo (struttura di ospitalità e riabilitazione per anziani); l’Accademia della spada; la biblioteca del seminario; la sede della Scuola diocesana di Teologia; la sede della Pastorale Giovanile; uno spazio adibito a casa per ferie e per ospitalità; l’ostello gestito dall’Associazione Giovanni XXIII. In tutto questo il seminario vuole essere un luogo aperto, gioioso e vivo per tutti, in particolare per i giovani. E fra tutti i giovani, in particolare, esso vuole essere la casa, il punto di riferimento, di chi è in cammino o è in ascolto di una chiamata alla vita sacerdotale. Infatti prima ancora di essere un luogo, il seminario è un tempo donato dalla Chiesa ai giovani per la maturazione e il discernimento della propria vocazione.
Esso quindi non è solo un grande contenitore di tante attività: è luogo di preghiera, di ritiro, di meditazione. Se durante la settimana, noi, seminaristi imolesi, viviamo a Faenza, dove risiede la Propedeutica della Romagna (i primi anni di preparazione al seminario vero e proprio) e a Bologna, dove risiede il seminario regionale, nel fine settimana ci ritroviamo nel seminario a Montericco per vivere la comunità, scuola del vivere con e per gli altri, per crescere insieme e insieme condividere lo stesso cammino verso la donazione totale di sé.
Crediamo che la Giornata del seminario, che celebreremo questa domenica (Solennità di Cristo Re) sia un riflesso di tutto ciò, un riflesso che però coinvolge in quest’occasione tutta la Diocesi perché la vocazione di ciascuno è responsabilità di tutti: è questo che può rendere un momento di preghiera e una cena in qualcosa di grande, perché si realizzi la preghiera di Gesù: “Siano una cosa sola come noi”. E in particolare abbiamo un desiderio per il seminario in questa giornata: che sia un luogo e un tempo a cui si voglia bene così com’è. Che non lo si pronunci solo quando ci sono problemi ma se ne parli e si ringrazi per quello che c’è e per coloro che ci stanno mettendo passione e impegno per edificarlo. Che si riponga fiducia in coloro che la Chiesa ha posto come formatori, unita ad un atteggiamento franco nel proporre anche visioni e contributi diversi. Che siamo guardati come giovani in crescita e come fratelli nella fede piuttosto che mezzi preti che forse un giorno rimpiazzeranno chi viene a mancare. Che il Signore sciolga in noi quello strano conflitto interno, dove da una parte vogliamo un parroco e dall’altra ci troviamo sotto sotto contenti che il nostro figlio o nipote non abbia preso quella strada “strana”.
Desideriamo che il seminario di oggi sia sentito proprio come un segno di quell’abbondanza che il Signore ci elargisce, come quei bei grappoli di uva gustosa che ancora troviamo in questo tardo autunno. Le varie attività che facciamo, dalla Giornata diocesana alle adorazioni mensili, dalle convivenze al “Monastero Invisibile”, sono tentativi per far sentire a tutti gli imolesi il seminario come “proprio”: vogliate bene al vostro, nostro seminario; pregate per quei volti concreti che lo abitano e che sono in cammino; pregate ed impegnatevi perché il Signore faccia sentire meglio la sua voce in chi sta fuggendo la sua chiamata; vivetelo apertamente come vostra, nostra casa comune, per essere veramente Chiesa, nella comunione e nell’unità, in ascolto del Signore.

I seminaristi propedeuti