Agata nacque a Catania in una nobile famiglia cristiana. Il proconsole di Catania Quinziano se ne invaghì e in forza dell’editto dell’imperatore Decio, l’accusò di vilipendio della religione di Stato. I tentativi di seduzione del proconsole fallirono, tanto che l’uomo la volle processare. Interrogata e torturata, con enormi tenaglie le furono tagliati i seni. Dopo una visione, ella risultò però guarita. Fu ordinato che venisse arsa, ma il terremoto ne evitò l’esecuzione. Agata, tolta dalla brace, morì in cella qualche ora dopo.
Ne facciamo memoria con un dettaglio della pala di Giovan Battista Bertucci Jr. (1583), commissionata al pittore dal vescovo di Santa Agata dei Goti Vincenzo Cisoni, che la volle collocata nella cappella di San Mattia della chiesa di San Francesco di Paola di Lugo, costruita a sue spese nel 1578.
 
MV