«Le circostanze per cui Dio ci fa passare sono il fattore essenziale e non secondario della nostra vocazione, della missione a cui ci chiama il Mistero». Queste parole di don Giussani mi stanno aiutando, in questo particolare e drammatico momento storico che viviamo a prendere posizione difronte alla realtà che ci troviamo a vivere. Tutti noi ci siamo sentiti sorpresi e spiazzati dallo scoprirci vulnerabili! Mi scrive un sacerdote: “Penso di non essere l’unico, mi sono trovato inizialmente ad ‘osservare’ lo svilupparsi del ‘Coronavirus’ in Cina come un dramma che mi riguardava marginalmente. Il fatto non mi ha lasciato indifferente ma in fondo, all’inizio, ha prevalso l’idea che io e noi non saremmo stati contagiati. E invece siamo diventati il terzo paese mondiale come numero di persone risultate positive al virus. Il problema dunque ci riguarda e ci costringe non solo a doverci sottomettere a certe attenzioni alle quali in fondo non è così difficile adattarsi, ma soprattutto ad un radicale cambiamento del nostro stile di vita e questo è molto più problematico. Ma non potrebbe anche essere una positiva sfida?” Dentro la condizione in cui vivono tutti e facendo i sacrifici che tutti sono costretti a fare siamo chiamati a scoprire, fare esperienza e testimoniare una posizione più umana, rispetto all’incoscienza, al panico e al fatalismo che ci può prendere. Tutti desiderano non essere paralizzati dalla paura e cercano, spesso invano, un punto di riferimento, una “presenza autorevole” intorno alla quale unirsi per rispondere insieme alla sfida del virus e alle sue implicazioni sociali ed economiche. In queste prime settimane di emergenza, è però evidente che c’è anche chi è in grado di stare dentro la realtà, mettendosi in gioco dove è con disponibilità e creatività. Per tutti noi questa nuova circostanza può essere una straordinaria occasione per vivere la quotidianità in modo vero, non soffocante. È vero che per vivere così c’è bisogno di un aiuto di una vera compagnia che spesso noi identifichiamo in modo un po’ istituzionale con gli incontri che facciamo, i ritiri, i gruppi, le devozioni. Ma questi giorni tutti i gesti comuni, sante Messe comprese spariscono. E allora? Che straordinaria occasione ci è data perché quella personalizzazione della fede che così spesso e insistentemente ci è richiamata diventi veramente nostra, struttura del nostro io! La nostra amicizia è, in queste condizioni, ancora più importante specialmente se ci sostiene in quella decisione personale che intensifica la nostra familiarità con il Mistero nella quotidianità e ci fa diventare così protagonisti perché consistenti in Lui. Mai come quest’anno sono stato colpito dal brano del Vangelo in cui i farisei rimproverano i discepoli di Gesù di non osservare il digiuno. E Gesù replica: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno” (Mt 9,15) Siamo chiamati ad un digiuno forzato che ci chiede un’essenzialità e così siamo invitati a cercare utili momenti di riflessione. Anche se non dobbiamo dimenticare che come Chiesa siamo un unico corpo e ciò significa che ovunque nel mondo qualcuno celebrerà l’Eucarestia, lì su quell’altare ci siamo sempre tutti, continuiamo lontani dalla celebrazione comunitaria dei sacramenti e dell’Eucaristia, ma non possiamo essere allontanati dalla comunione con il Signore. Quindi in questo digiuno abbiamo la possibilità di renderci conto di quello che ci fa vivere. A ognuno di noi è richiesta questa creatività, senza dover aspettare l’idea dell’altro, la proposta che arriva, la preghiera già scritta. Quanta preghiera e attenzione piena di carità possiamo vivere per noi stessi, per i malati, per i morti e i loro cari, per i medici e gli operatori sanitari, per i nostri governanti. Pregando per chi non crede, per chi non ha più le parole giuste, per chi è schiacciato o si sente particolarmente solo, per ogni fratello e sorella in umanità. Affidiamo all’intercessione della Madonna del Piratello e del Molino noi tutti i suoi figli. E così dopo questo tempo di prova saremo pronti a celebrare con gioia e con Fede rinnovata, la Pasqua di Risurrezione.