Patrizio, nato in Britannia da  famiglia cristiana, verso i sedici anni anni viene rapito e condotto schiavo in Irlanda, dove rimane prigioniero per altri sei, durante i quali affina la sua fede. Ritornato in patria dopo essere fuggito dalla schiavitù, e dopo aver trascorso qualche tempo con i genitori, si prepara per diventare diacono e prete. In questi anni raggiunge probabilmente il continente e fa delle esperienze monastiche in Francia. Ha ormai 40 anni e sente forse la nostalgia di ritornare in Irlanda, ove c’è bisogno di evangelizzatori e qualcuno fa il suo nome come vescovo missionario. Patrizio si prepara alla missione, ma ha contro la famiglia e gli oppositori che gli rimproverano scarsa preparazione. Nel 432, tuttavia, egli è nuovamente sull’isola. Accompagnato da una scorta, predica, battezza, conferma, celebra l’Eucarestia, ordina presbiteri, consacra monaci e vergini. Il successo missionario è grande, ma non mancano gli assalti di nemici e predoni, e neppure le malignità dei cristiani. Gli eretici pelagiani per ostacolare la sua opera ricorsero anche alla calunnia: ecco che scrive una “Confessione”, chiarendo che il suo lavoro missionario era volere di Dio e che la sua avversione al pelagianesimo scaturiva dall’assoluto valore teologico, che egli attribuiva alla Grazia, dichiarandosi, inoltre, “peccatore rusticissimo”, ma convertito per grazia divina.
Durante il secolo VIII fu riconosciuto come apostolo nazionale dell’Irlanda intera. È il patrono dell’Irlanda e degli irlandesi nel mondo.
Ne facciamo memoria con l’immagine del dipinto del lughese Benedetto dal Buono – “San Patrizio ha la visione della Trinità” – custodito nella Parrocchia di San Patrizio Vescovo in San Patrizio di Conselice.
MV