Abbiamo iniziato a vivere questa Settimana Santa dentro tante limitazioni, tutti a casa. Ma quando i tempi sono cattivi, veramente è venuto il momento della conversione del nostro cuore, della maturità, della fede, della nostra vita. Mi ha molto colpito che nell’ingresso di Gesù a Gerusalemme viene preso un puledro. Gesù entra a Gerusalemme e ha bisogno di un puledro. Ecco, noi siamo quel puledro e il Signore ha bisogno di noi per rendersi presente perché accada il miracolo di poterlo seguire. Vedete, la condizione per costruire ogni cosa è il sacrificio cioè la croce e noi stiamo partecipando alla croce di Cristo. Questa settimana ci è chiesto proprio questo, di andare dietro a Cristo, di partecipare alla sua croce perché Egli l’ha presa per primo. Dalla mortificazione nasce la resurrezione. E la resurrezione è proprio questa maturità grande della nostra Fede. Noi abbiamo bisogno di andare dietro a Cristo, a Lui che si rende presente dentro la nostra vita e per primo prende su di sé la croce, il dolore, per trasformarlo.

Quanto mi colpisce, in questi giorni, vedere la condizione di tanti che ci lasciano a causa di questo virus nella solitudine. L’aspetto forse più doloroso della morte è proprio la solitudine ed è la cosa che più ferisce. Ebbene, Cristo è penetrato in questa solitudine profonda, in questo abbandono. Se siamo stati attenti alla lettura della Passione, quante volte i discepoli fuggono. Fuggono e lo lasciano solo, «lo abbandonarono» ed egli muore solo ma non è solo perché il Padre è con lui. Ed Egli è risorto ed è qui e ci invita a seguirlo, ci invita ad abbandonarci a Lui perché la sua presenza ci accompagna dentro ogni istante della nostra vita. Com’è grande allora in questa strana Settimana Santa, poter seguire Cristo, star dietro a Lui e non avere paura perché Lui è qui, è presente.