Figlio del marchese Ferrante Gonzaga, nato il 19 marzo del 1568, fin dall’infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che a cinque anni già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone. A dieci anni Luigi aveva deciso che la sua strada era quella che attraverso l’umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l’avrebbe condotto a Dio. A dodici anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, venuto in visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all’eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. In quell’occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì: aveva ventitrè anni. Il suo corpo è sepolto a Roma a Sant’Ignazio di Campo Marzio.
Ne facciamo memoria con l’immagine di una stampa di Lucia Casalini Torelli (Bologna, 1677 – 1762) – Bartolomeo Bonvicini (Reggio Emilia, 1679? – 1750 ca), (1727), che lo raffigura insieme a san Stanislao. L’incisione – custodita nel Capitolo della Cattedrale di Imola – è tratta dal dipinto della Torelli che si trova a Reggio Emilia.
MV