Immacolata Concezione – 8 dicembre 2020
“Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”
Cosa è accaduto? Siamo opera di Dio, opera delle Sue mani, creati a Sua immagine eppure ci ritroviamo ad avere paura della voce di chi ci ama e a riconoscere una mancanza, una nudità in noi.
Qual è l’origine di questa paura? Perché questa mancanza difronte a Chi ci ha dato tutto?
Questa è la conseguenza dell’uomo che vuol tagliare, recidere quel legame, quel rapporto con Dio che gli dà la vita e ogni altro bene. E’ quella pretesa che è anche nostra quando in fondo ci convinciamo che possiamo vivere bene anche senza Dio.
La conseguenza è che l’uomo non sa più chi è, per che cosa è fatto, diventa incapace di trovare un senso ed una direzione alla sua vita. Perde la sua identità. Si sente confuso, non riesce a capire che cosa veramente cerca e vuole o di che cosa ha veramente bisogno.
Allora, per riempire la voragine di questa insoddisfazione, si butta a capofitto nel lavoro, o lo invade la smania del successo, o cerca sicurezza aggrappandosi come una piovra a qualche persona, o se possiede qualche qualità fisica o intellettuale, s’illude per qualche tempo di stare in piedi da solo.
Questo tempo di pandemia, di incertezza e di smarrimento ha messo ancora di più in evidenza questa nostra paura. Ci siamo scoperti nudi, mancanti, bisognosi.
Ecco perché, nel cuore del tempo di Avvento, la Chiesa, per aiutarci a capire che siamo fatti per Dio, ci pone davanti agli occhi la Madonna.
Lei ha vissuto in modo completo la sua umanità senza essere segnata da quella ambiguità originale, una donna la cui esistenza si può riassumere in quel “Si” con cui ha accettato la sua missione. Così, di fronte all’orgoglio di noi uomini, viene nuovamente riaffermata la fragilità dell’uomo, che diviene grande solo nell’aderire a Dio.
San Bernardo, in un testo straordinario, esprime poeticamente l’attesa di quel sì, il pendere della storia intera da quelle labbra:
“Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.”
Oggi in questa festa dell’Immacolata la Chiesa ci pone davanti il fatto che Maria sia “piena di grazia”. Ci invita a riflettere su questa espressione che ripetiamo ogni volta nella preghiera dell’Ave Maria: “Ave, piena di grazia”. “Immacolata” vuol dire “semplicemente” “piena di grazia”. È la “semplicità” a cui tende tutta la creazione, a cui aspira ogni figlio d’uomo: vincere il peccato, non esserne schiavo, esserne libero. Nella consapevolezza che è un evento che si può compiere solo per opera di Dio, grazia che non può provenire se non dalla grazia.
È piena di grazia, perché Dio è contenuto in Lei. Maria è piena di grazia, è “piena di Lui”, “piena di Dio”.
In vista di questa pienezza, Dio ha voluto che Maria non conoscesse peccato, che fosse preservata dal peccato originale. Essa è così “piena di grazia” anche perché il suo cuore non si è mai volto al peccato, ma, a differenza di Eva e di tutti gli altri figli dei primogenitori, sempre si è abbandonata in libera fiducia di amore al suo Signore.
La nuova traduzione del vangelo lo mette in mostra finalmente in maniera precisa. All’angelo che si rivolge a lei, Maria risponde: “Come avverrà?”. La vecchia traduzione recitava: “Come è possibile?”, ripetendo, con versione imprecisa, il “Come potrò mai conoscere questo?” (Lc 1,18) di Zaccaria.
Invece il testo recita: “Come avverrà?” (in greco “pos estai?”). La questione non è se sarà mai possibile, ma semplicemente “come” sarà possibile. Si potrebbe parafrasare: “Io credo al tuo annunzio; lo credo poiché viene da Dio. Non ho dubbi che ciò avverrà. E allora in quale maniera, per quale via, di modo che io possa prepararmi a questo?”. Zaccaria invece non crede e, perciò, diviene muto. Maria, nella sua pienezza di grazia, subito si affida e vuole sprofondare nel mistero, contemplandolo più in profondità (e per questo parlerà!).
In Maria allora ci è mostrato il nostro vero destino, ciò per cui siamo fatti, lei è la vera immagine di ciò che il Signore vuole fare di noi: “ci ha scelti per essere santi ed immacolati davanti a Lui” ci ricorda oggi san Paolo.
In Lei Dio si fa uomo, bambino, per riannodare il legame spezzato con il peccato.
In Lei possiamo vedere come è grande la vita se l’uomo, persino nel suo corpo, può diventare dimora, casa, luogo in cui Dio abita.
Il dolore, la sofferenza, i nostri errori, le nostre cattiverie: niente può impedire che questo accada.
“Ecco l’Immacolata Concezione”. Maria è l’unica, insieme al suo Figlio, a non aver conosciuto il peccato. Ma insieme ci rappresenta tutti, poiché noi camminiamo per essere senza peccato, per vincere quella diffidenza che il male ha posto nel cuore e ritrovare il nostro abbandono di figli.
+ monsignor Giovanni Mosciatti
Vescovo di Imola