L’omelia di oggi, domenica 13 agosto, del vescovo Giovanni Mosciatti per la solennità di San Cassiano.

«Carissimi fratelli e sorelle,

nel canto al Vangelo abbiamo ascoltato che “gli alunni resero male per bene al loro maestro; lo colpirono ferocemente con stili, tavolette e flagelli.” Proviamo ad immaginare la tremenda vicenda del martirio di Cassiano. Un maestro, un educatore, con tutta la passione per il proprio lavoro e per quei ragazzi, assalito ed ucciso così, da coloro per cui aveva dato la vita e tutta la sua dedizione. Ma dov’è il segreto di Cassiano, cosa lo ha reso forte e intrepido davanti a questo martirio? Cosa lo ha sostenuto davanti a questo dramma che ha così colpito anche i suoi contemporanei? Lo stesso poeta Prudenzio si commosse davanti al suo sepolcro ed alla descrizione del suo martirio.

“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo – ci ricorda Gesù oggi nel Vangelo – ma non hanno il potere di uccidere l’anima.” Uccidere l’anima, di fare fuori il nostro cuore, il nostro legame con il Mistero di Dio. Realmente Cassiano è stato un maestro, un educatore, che nella sua carne ha mostrato la verità delle parole di Gesù. Egli ha mostrato che l’incontro con Cristo mette in evidenza tutta la grandezza e la profondità del proprio cuore, del cuore nel senso biblico, cioè di quell’insieme di esigenze originali che ogni uomo possiede: il bisogno di amore, di felicità, di verità e di giustizia. Perché il cuore è lì dove hanno le loro radici la verità, la bellezza, la bontà, l’unità che dà armonia a tutto l’essere. II cuore dell’uomo mostra davvero di essere il segno del Mistero, di Colui che è la risposta infinita alla domanda profonda della nostra vita. Davvero nessuno potrà uccidere l’anima.

Qual è il segreto allora di Cassiano? Dov’è la radice della sua forza? Non si tratta di un’emozione, di un sentimento, ma di un incontro imponente e inestirpabile che ha segnato tutta la sua vicenda umana: l’incontro con Cristo che gli ha fatto scoprire le esigenze e le evidenze più originali del suo cuore, quell’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui, riconoscerlo ed amarlo.

Il maestro Cassiano ci insegna che ciascuno di noi cerca qualcosa che corrisponda al suo cuore. E tutta la vita è la grande ricerca della corrispondenza tra il nostro cuore, le sue esigenze e la realtà con le sue circostanze. Di quanto è importante questo lavoro educativo lo vediamo nei giovani che incontriamo oggi.

I nostri giovani percepiscono ad esempio troppo facilmente la Chiesa solo come un’istanza di norme etiche che impedisce loro di fare quello che volentieri farebbero. Il cristianesimo non sembra compiere nessuno dei desideri che realmente ci muovono. Così vi partecipiamo, ma senza troppo entusiasmo. Se fosse stato così per Cassiano non avrebbe avuto la forza per stare difronte ai suoi alunni. In Lui realmente la fede è stata la verifica di quello che il suo cuore aveva visto. Egli ha potuto sperimentare una libertà ed una corrispondenza così grande tra il suo cuore e l’incontro con Cristo che davvero come dice il Salmo: “la tua grazia vale più della vita.”

Oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare è proprio questa: essere educati a trovare nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui. E’ proprio una grande riconquista dell’umano, oggi più che mai. C’è infatti una emergenza di tutti i giorni, c’è la vita ordinaria in cui talora accade che uno si senta abbandonato o sperimenta la forza del male che trascina lontano tutta la vita.

Abbiamo vissuto l’esperienza dell’alluvione e delle frane che hanno segnato le nostre terre, con tutto il dramma che hanno portato. Una distruzione che ha travolto tutto, che ha trasformato e cambiato la vita. Lo abbiamo visto con l’acqua ma ce ne accorgiamo ogni giorno con le notizie sulla guerra, con quella forza terribile che distrugge e trasforma tutto.

Davvero abbiamo la necessità di alzare il nostro sguardo, la necessità di un’educazione, di una compagnia vivente, per non perdere quella apertura che si vive in certi momenti, quando si risveglia la profondità del nostro bisogno e possiamo riscoprire tutta la potenza di umanità che emerge da qualsiasi fango.

Quale cammino allora permette di vivere sfondando l’apparenza delle cose, in una situazione estrema come in Cassiano o come in un giorno qualunque?

Lo abbiamo visto tutti, i nostri giovani ce lo hanno testimoniato nei giorni dell’alluvione. In certi frangenti della vita emerge la stoffa dell’uomo. La nostra natura ci dà l’esigenza di interessarci degli altri. Quando si vedono altri che stanno peggio di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in qualcosa di nostro.

Tale esigenza è talmente originale, talmente naturale, che è in noi prima ancora che ne siamo coscienti. Renderci conto della nostra natura, dell’essere “fratelli tutti”, è veramente importante. Il Card Zuppi a Castel Bolognese, il mese scorso, ci ha detto che “non essere vittime vuol dire non ridurre tutto a sé, non compiacersi anche del negativo, mettersi a lavorare, aiutare, darsi da fare e trarre dalle difficoltà una lezione, un motivo semplicemente per essere migliori, per essere più forti delle difficoltà. Guardate che questo è il metodo di Gesù, che addirittura trae dalla morte la vita! È proprio la forza dell’amore, il saper trasformare in bene qualcosa che disorienta, che uccide… Soltanto un amore più forte del male ci permette di contrastare, di essere più forti della forza delle piogge, dei venti e dei fiumi che straripano”. E’ proprio l’amore di Cassiano.

Ed i nostri giovani, nei giorni scorsi hanno potuto comprendere le ragioni di una così interessante esperienza di umanità. La Giornata Mondiale dei Giovani di Lisbona ha segnato veramente un punto importante di speranza. Con queste parole papa Francesco ha accolto il milione e mezzo di giovani che erano a Lisbona da tutto il mondo e tra loro 200 dalla nostra Diocesi. Li ha accolti con queste parole: “Gesù, con la sua tenerezza, asciuga le nostre lacrime nascoste. Gesù spera di riempire, con la sua vicinanza, la nostra solitudine. Come sono tristi i momenti di solitudine! Lui è lì, Lui vuole colmare questa solitudine. Gesù vuole colmare la nostra paura, la tua paura, la mia paura, quelle paure oscure vuole colmarle con la sua consolazione. E Lui spera di spingerci ad abbracciare il rischio di amare. Perché, voi lo sapete, lo sapete meglio di me: amare è rischioso. Bisogna correre il rischio di amare. È un rischio, ma vale la pena correrlo, e Lui ci accompagna in questo. Sempre ci accompagna. Sempre cammina. Sempre, durante la vita, sta insieme a noi. […] Cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura. Di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora, vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore. E oggi Lui dice a voi, qui, a Lisbona, in questa Giornata Mondiale della Gioventù: “Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!”

Di questo coraggio, di questa fermezza ne è stato testimone il nostro grande papa Pio VII (Barnaba Niccolò Maria Chiaramonti) vescovo di Imola dal 1785 al 1816, papa dal 1800 al 1823. Quest’oggi apriamo solennemente il bicentenario della sua morte ed è stato proprio alla vigilia della festa di S Cassiano che ha fatto il suo ingresso in Diocesi. Durante quest’anno avremo la possibilità di scoprirne tutta la ricchezza e la forza della sua testimonianza in tempi duri e difficili per la Chiesa e la società. Questa settimana il nostro settimanale “Il nuovo diario Messaggero” ci offre un ampio racconto del suo coraggioso ministero tra noi. Ci aiuti ad avere un cuore giovane, pieno di amore per Cristo, tenace nelle persecuzioni e nelle prove e pronto alla misericordia ed al perdono.

E’ il segreto di Pio VII, è il segreto di Cassiano, è la speranza per tutti noi».