Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli: egli viene chiamato a ricomporre il numero di dodici, sostituendo di fatto Giuda Iscariota. Tramite un sorteggio, la preferenze divina cade su di lui e non su Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più notizie su di lui. La tradizione ha tramandato l’immagine di un uomo anziano con in mano un’alabarda, simbolo del suo martirio, anche se non c’è evidenza storica di una morte violenta. Allo stesso modo, non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant’Elena, madre di Costantino, a Treviri, luogo in cui sono venerate.

Ne facciamo memoria con un’incisione (sec. XVII?) nella raccolta Pompignoli, oggi custodita al Museo diocesano. In essa è ben visibile una alabarda, attributo iconografico specifico dell’apostolo.