Aragonese di umili origini, sin da piccolo venne avviato al pascolo delle greggi, lavoro durante il quale spesso si isolava per pregare. Diciottenne chiese, senza ottenerla, l’ammissione nel convento dei francescani Alcantarini di Santa Maria di Loreto. Ammesso poi al noviziato il 2 febbraio 1564, l’anno successivo emise la solenne professione come “fratello laico” non sentendosi degno del sacerdozio. Nel 1576 il ministro provinciale gli affidò il compito, estremamente pericoloso, di portare documenti importanti a Parigi, rischiando di essere ucciso dai calvinisti, impegno che assolse con successo. Profondamente innamorato dell’Eucaristia, fu chiamato perciò “teologo dell’Eucaristia”. Autore anche di un libro sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino, morì nel convento di Villa Real la domenica di Pentecoste 1592. Canonizzato da Alessandro VIII nel 1690, Leone XIII lo proclamò patrono dei Congressi eucaristici nel 1897.

Ne facciamo memoria con una stampa tardo settecentesca che lo raffigura, nella raccolta Pompignoli del Museo Diocesano.

M.V.