Quest’anno la nostra festa di San Cassiano arriva in un momento veramente straordinario. Il Covid-19 ha stravolto il ritmo abituale del nostro vivere insieme. Abbiamo visto come questo evento ha riguardato nei mesi passati i gesti abituali della nostra vita. Ma non è finita. Adesso, pur essendo usciti dal lockdown, la ripartenza non ci consente di vivere tanti nostri gesti della tradizione. Ma la vita non si ferma. Anzi, urge ancora di più! Paradossalmente, la pandemia ha fatto emergere in tanti ancora più fortemente l’urgenza di riscoprire il valore delle cose importanti e dell’essenziale. Questo tempo particolare è un’occasione preziosa per la riscoperta del nostro vero bisogno e di chi ci è compagno in questo cammino. In questi mesi tante persone hanno fatto fatica di fronte a una realtà imprevedibile ed è subentrata una paura che, in molti, dura ancora adesso, mentre in altri, è almeno in apparenza vinta da una forma di non curanza. Eppure, c’è stato e c’è un altro tipo di reazione di fronte all’imprevisto. Lo abbiamo visto durante le fasi peggiori dell’emergenza sanitaria, con l’impegno professionale e umano di medici, infermieri, personale sanitario, volontari, insegnanti, solo per citare alcuni. Questo modo diverso di essere difronte alla realtà sta in una parola pronunciata più volte da papa Francesco nei suoi interventi: speranza. E la speranza è l’esperienza di un presente che rende certi di un futuro. Un presente che è il Mistero di Dio che cammina ogni giorno con l’uomo affaticato e stanco per dargli conforto. Questa è la speranza che ha dato forza e sostegno al nostro grande Cassiano dentro tutte le sue tribolazioni. E in questa speranza nasce un amore grande. Quando si ama veramente il cuore suggerisce misteriosamente che quel legame non verrà mai meno. E si è certi che non è vano e inutile quel gesto verso un vecchio che muore solo nella corsia di un ospedale, quell’impegno per aiutare i propri studenti in condizioni precarie, lo sforzo per far vivere la propria impresa e garantire per la propria famiglia e per chi è intorno un po’ di benessere, l’impegno civico anche quando non dà potere, il servizio in un’opera di carità e volontariato verso i meno fortunati, il desiderio che la propria gente non cada nel baratro della povertà. La nostra festa di San Cassiano è allora l’occasione per riscoprire le risorse di un cuore più forte di ogni tragedia e non c’è cosa più decisiva che intercettare la voce unica di Colui che si prende a cuore tutta la vostra umanità perché ci ha fatti per un destino di felicità.

Giovanni Mosciatti, vescovo


Editoriale sul numero 33 del settimanale diocesano Il Nuovo Diario Messaggero del 6/08/2020


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