Cassiano, maestro nell’arte dello scrivere rapido, subì il martirio il 13 agosto, durante la persecuzione di Diocleziano, promulgata con tre editti lungo l’anno 303. Il corpo del martire trovò sepoltura fuori della città, verso occidente, dove era già una vasta necropoli romana. Sulla sua tomba sorse presto una “aedes” che il poeta Prudenzio visitò e descrisse nel carme IX del suo “Peristephanon” e successivamente, entro il quinto secolo, la basilica attorno alla quale si sviluppò il centro dell’amministrazione ecclesiastica, la dimora del vescovo e la casa dei canonici, e sorsero oratori, ospizi e case private. Questo complesso di edifici fu chiamato borgo (o castello) di San Cassiano. Venne distrutto una prima volta dagli abitanti di Imola nel 1132 e definitivamente tra il 1174 e il 1187, in burrascose vicende. La cattedrale fu in seguito ricostruita insieme con la residenza del vescovo più verso la città, che si andava estendendo, sul terreno detto il “Montale” donato al vescovo Enrico dalla comunità con atto solenne del 3 luglio 1187. Del castello di San Cassiano non resta ricordo.
Ne facciamo memoria con il dettaglio di una bella acquaforte di Ignazio Stern e Giovanni Lodovico Quadri (1720), custodita nel Capitolo della cattedrale di Imola.
MV