Intervento al Consiglio comunale straordinario – Sala consigliare del Comune di Imola

Ho accettato di intervenire in questa seduta del Consiglio comunale, insieme ad un autorevole membro della comunità islamica, su invito della sua presidente dottoressa Paola Lanzon. Ho accettato perché sono convinto dell’importanza sia civile sia religiosa di questa iniziativa.

Mentre la percezione diffusa è quella di vivere in tempo di pace, si sta combattendo una guerra crudele su vari campi di battaglia, alcuni dei quali molto vicini al territorio italiano. Veniamo tirati dentro controvoglia, ma contribuiamo alle forze di peace-keeping pagando un tributo notevole in vite umane e mezzi economici; siamo l’approdo principale dei flussi di profughi. Esistono quindi tutte le condizioni per una presa di coscienza popolare ben maggiore di quella compiuta finora. Una presa di coscienza alla quale le religioni in genere e la Chiesa cattolica in particolare sono chiamate a dare il loro contributo; la pace infatti è un obiettivo e un impegno non soltanto civile ma anche religioso. È innegabile che essa è un dono di Dio, ma è altrettanto innegabile che è affidato agli uomini e che le religioni influiscono sul perseguimento della pace. Mi impegno e impegno la comunità cattolica di Imola a pregare e agire per la pace in Medio Oriente, ad accogliere i profughi, a non fare differenze tra i poveri che bussano alle porte delle nostre case.

Uno degli aspetti più orrendi della guerra in atto è il terrorismo, genere di combattimento odioso e vile in sé e per sé: infatti colpisce abitualmente le persone e i luoghi della vita quotidiana, facendo perfino rimpiangere le guerre del passato, i campi di battaglia e le truppe schierate su di essi. Adesso la guerra è diventata totale e quindi ben più disumana e irrazionale; d’altro canto, e grazie a Dio, anche la fraternità è ben più estesa e concreta di quanto non fosse una volta. Siamo più che mai interdipendenti, legati gli uni agli altri; non è più pensabile che una parte dell’umanità possa disinteressarsi dell’altra.

La vecchia Europa ha avuto un sussulto, in questi giorni, per essere stata colpita in una città come Parigi, oltre tutto da cittadini di nazionalità francese. La loro appartenenza alla religione islamica non è determinante, anche se i gruppi ai quali essi appartenevano e l’obiettivo che si propongono è dichiaratamente legato all’islamismo. Non si può ignorare la complessità del mondo islamico, ma proprio per questo è giusto chiedere lealtà a chi intende vivere da cittadino e da uomo d’onore accanto a noi, per passare poi anche alla collaborazione, di fronte alle emergenze prodotte dalla guerra. Non c’è cosa più bella che aiutarsi, nel rispetto delle differenze, a lenire le sofferenze e ad umanizzare le strutture sociali.

L’indignazione per parole e immagini blasfeme è stata strumentalizzata dai terroristi per poter legittimare la violenza e il terrorismo stesso, a vantaggio del sedicente stato islamico. Non intendo porre la questione della legittimità o meno di un soggetto sociale che ricorre al terrorismo, ma far notare che in questo ed altri casi la religione viene usata come pretesto: il potere armato la sta umiliando. Non è la religione che porta alla violenza, al contrario: la religione è la sua prima vittima. E se il potere non è a servizio della società ma la domina, diventa distruttivo comunque. Mi rammarico molto che i musulmani che vivono in Italia come negli altri Paesi europei vengano presi in mezzo; proprio per questo chiedo loro non solo e non tanto di dissociarsi formalmente dai terroristi, quanto di reagire con vigore contro tutto ciò che, danneggiando loro, danneggia anche la convivenza tra le comunità religiose e civili. Per quanto ci riguarda, noi cattolici non siamo ostili ai musulmani, ci rivolgiamo loro con franchezza ma anche con rispetto, aspettandoci la reciprocità. Auspichiamo che i rapporti tra noi si sviluppino nel segno della buona volontà da entrambe le parti, perché le religioni non possono non collaborare per il bene della convivenza umana.

Vorrei rivolgere infine una parola a quanti non si professano religiosi: «La cosa peggiore per noi è difendere come una contro-religione la libertà di schernire come ci piace la religione altrui e di sghignazzare sui simboli sacri di chiunque» (Giuseppe Anzani in Avvenire del 9 gennaio 2015). In questi giorni si è fatta della retorica sulla libertà di stampa e si è continuato ad andare contro il buon senso: spero che anche i sostenitori della laicité giungano a riconoscerlo. Desidero invece ricordare con commozione tutte le vittime degli attentati compiuti a Parigi; provo pietà anche per gli attentatori, tutti piuttosto giovani. Prego perché nella sua misericordia, che “ha sì gran braccia”, Dio Onnipotente li possa riconciliare con sé strappandoli al potere del maligno.