Omaggio floreale alla statua dell’Immacolata nel palazzo comunale – piazza Matteotti, Imola

Il signor sindaco e il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio desiderano che io prenda la parola, in occasione del consueto omaggio floreale all’Immagine della Madonna, per inaugurare il restauro (finanziato dalla Fondazione cittadina) della parte centrale della facciata di questo bel palazzo comunale. Li ringrazio per il cortese invito e volentieri do voce alla comune ammirazione per l’accresciuta bellezza  della città. Prendere la parola in questa circostanza mi fa sentire ancor più imolese e mi porta a guardare con più intenso affetto la casa comune, residenza della Magistratura cittadina.

Dal tempo del “municipium” romano di Forum Cornelii, attraverso il comune medievale e fino ai giorni nostri, caratterizzati dal pluralismo religioso, Imola ha sviluppato la propria identità civica non malgrado la crescita della comunità cristiana, ma con il suo costante apporto. Tuttavia, in un’epoca di indebolimento dei legami tra persone e culture, ci si può chiedere se è significativa la presenza di  immagini sacre sulla facciata del comune. Ritengo che si possa laicamente rilevare che queste immagini esprimono affidamento e protezione, contribuiscono alla costruzione dell’identità cittadina e richiamano la dimensione trascendente della donna e dell’uomo; richiamano pure quei rapporti di fede e d’amore per i quali vale la pena perfino sacrificare la vita.

Mi sembra significativo che questa inaugurazione venga compiuta nel giorno in cui a Roma è stata aperta la “porta santa” del giubileo della Misericordia, il giubileo di papa Francesco. Dal suo insegnamento attingeremo anche noi un’indicazione stimolante e confortante.

Un mese fa a Firenze il papa ha affermato: «Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo». E, riferendosi alle mutate condizioni della convivenza civile ha aggiunto: «Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria fetta della torta comune. Non è questo che intendo. Ma è cercare il bene comune per tutti… La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo… La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità».

Faccio mie e propongo a voi le parole del papa, con una sua precisazione: «Il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà». Ovviamente, questo vale per ciascuno dei partner: se infatti un gruppo pretende di decidere a parte e chiama gli altri solo ad eseguire o a rimediare agli errori, il dialogo si interrompe. Non si parte però dalla reciproca diffidenza, ma dalla buona volontà: «Il fratello – ha detto ancora papa Francesco a Firenze – conta più delle posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze».

La statua della Beata Vergine Immacolata, presente anche in tante piazze centrali delle città italiane,come pure le immagini dei patroni Cassiano e Pietro Crisologo, non si limitano a rappresentare il passato, le radici di questa comunità, ma ne raccontano anche il presente e ne esprimono la volontà di costruire non “muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”.

Ed ora permettetemi di invitare alla preghiera, che fa scendere la benedizione divina sulle famiglie e le istituzioni, prima di concludere con il gesto affettuoso dell’omaggio floreale, offerto dai bambini e trasmesso dai vigili del fuoco.