Nei giorni scorsi, l’Immagine della Madonna del Piratello ha peregrinato per le strade di Imola ed ha sostato nella cattedrale. Così, la Madre ha raccolto attorno a sé i suoi figli ed è entrata sempre più nella vita della città. Momenti toccanti della sua visita e segno della sua vicinanza sono state le “puntate” in scuole, case di riposo e ospedale, oltre alle benedizioni impartite alle famiglie sulla porta di casa. Adesso la sosta nella piazza principale pare riassumere tutti i contatti con le varie espressioni della vita civica.

Sento affiorare dentro di me una prospettiva che desidero condividere con voi, radunati qui davanti al palazzo comunale, chiedendomi: la nostra città – avendo ricevuto la visita della Madonna – si dispone a costruire ponti o ad erigere barriere? Si dispone ad aprire le porte o a rinforzare le serrature? Vede la possibilità di conciliare sicurezza e ospitalità? Si prende a cuore i problemi di vicini e lontani, interessandosi concretamente – tanto per fare un esempio – ad una città-martire come Aleppo, pur con realismo e senso del limite?

Le celebrazioni e gli incontri di questi giorni mi fanno sperare bene e nello stesso tempo mi (e ci) rendono più responsabile. Una cosa è certa: non possiamo lasciarci risucchiare dalle abitudini, occorre andare alla radice delle contraddizioni proprie della cultura individualista e avviare processi, più che occupare spazi (nei giornali e nelle trasmissioni televisive, o nei social forum). L’appassionato appello rivolto ieri da papa Francesco ai popoli dell’Europa è rivolto anche a noi, alla nostra città e al nostro territorio. Qui disponiamo – tra l’altro – di un retroterra culturale, rappresentato soprattutto dal movimento cooperativo, che non può essere dissociato dalla devozione mariana, dalla consapevolezza di una comune maternità che affratella. È interessante richiamarlo nel giorno dedicato alla “festa della mamma”. Questo retroterra, più importante delle strutture materiali e delle abilità tecniche, ci avvantaggia e nello stesso tempo ci responsabilizza ulteriormente.

Cari amici, riscopriamo le nostre radici culturali e non lasciamoci sopraffare dal pensiero fisso di conservare: conservare gli assetti del potere, il livello dei consumi, gli stessi posti di lavoro. Pensiamo piuttosto ad aprire, a inventare, a fare spazio nello stesso tempo ai giovani e agli immigrati. La società tende a diventare sempre più multietnica e multiculturale: prendiamone atto non con superficiale ottimismo, ma neanche con istintiva reazione di chiusura. La Chiesa è chiamata a fare la propria parte, nel rispetto della laicità dello Stato e nel quadro della sussidiarietà, quindi l’appello è rivolto proprio a tutti.

La Madonna, che della Chiesa è l’immagine e la madre, non resterà inoperosa: come ci incoraggia con la sua presenza in mezzo a noi, così ci richiama con il suo amore allo sforzo concorde e concreto.