Te Deum di fine anno – cattedrale di Imola

Celebriamo la divina maternità di Maria ponendoci in particolare comunione con la vicina Chiesa metropolitana di Bologna, dove si sta svolgendo la Marcia nazionale della pace sotto l’egida della Conferenza episcopale italiana. In questa circostanza, il tempo sacro della liturgia e il tempo profano della società civile si intrecciano più strettamente, pur conservando ciascuno un proprio percorso e un proprio ritmo. Il tempo sacro infatti non assorbirà in sé quello profano, fino a quando il Signore, il Risorto, verrà nella gloria. Istituzioni e aggregazioni disparate danno vita insieme ad una manifestazione che, per il momento e per l’ambientazione, richiede partecipanti molto motivati, capaci di andare controcorrente.

Queste ultime ore dell’anno 2016 sono adatte per tracciare un bilancio che tutti accomuni e responsabilizzi, facendoci superare le ristrette visioni ed emozioni individuali. Nell’ambito della liturgia, dalla rassegna dei fatti più significativi dell’anno si sprigiona la lode a Dio provvidente e misericordioso: «Noi ti lodiamo o Dio, ti glorifichiamo a Signore. Eterno Padre, tutta la terra ti adora». Anche l’anno che sta per terminare è da porre sotto il segno della misericordia e della famiglia, non sotto quello del terrore e dell’invasione. È indubbio che tendiamo a drammatizzare le sciagure, più che a coltivare la speranza, ma ciò non giustifica l’abbandonarsi al pessimismo. Nell’ideale consuntivo dell’anno, la voce “benefici” è sempre più alta della voce “costi”. A conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, papa Francesco ci ha scritto così: «Abbiamo celebrato un anno intenso, durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero. E davanti a questo sguardo amoroso di Dio che in maniera così prolungata si è rivolto su ognuno di noi, non si può rimanere indifferenti, perché esso cambia la vita» (esortazione apostolica Misericordia et misera, n. 4).

Riceviamo dunque con gratitudine la benedizione divina, che accompagni il nuovo anno, ma ci faccia anche scoprire come il Signore ci sia stato vicino nel corso del 2016. Le benedizioni invocate su di noi sono state efficaci: abbiamo anzitutto conservato e approfondito la fede; abbiamo scoperto e sperimentato con meraviglia la misericordia; siamo rimasti nel seno della Chiesa. Tutto il resto, a cominciare dalle condizioni economiche, conta meno. Certo le famiglie incontrano difficoltà sia a formarsi sia a condurre la loro vita, ma “la letizia dell’amore” le sostiene e non permette che si scoraggino. Non temiamo: la famiglia è un’istituzione solidissima, perché voluta dal Creatore e redenta da Gesù Cristo. Anche nel nostro Paese, nonostante la denatalità, nonostante gli sforzi per equipararla ad altre unioni civili, nonostante la timidezza con cui il legislatore le assegna servizi sociali e misure di equità economica, continuerà ad essere il perno e il sostegno della vita sociale. Cambiano le culture, vengono messe in discussione le istituzioni ma, siccome l’amore supera tutte le difficoltà, la famiglia rimane costitutiva della vita, della società, della Chiesa.

Non per niente le festività natalizie si sono così radicate nella cultura popolare: entrando a far parte del genere umano, il Figlio di Dio è diventato membro di una famiglia, in seno alla quale è cresciuto, è stato educato, ha scoperto gradualmente la propria vocazione e si è preparato prima, poi si è offerto, alla sua missione redentrice. L’animo popolare sente Dio vicino perché lo accoglie nella dimensione familiare. Con il presepe, rappresentazione quanto mai congeniale all’animo popolare, questa consapevolezza di vicinanza viene espressa in modo plastico, soffuso di tenerezza, creativo e pervasivo.

Un anno può essere più o meno prospero, può essere segnato anche da grandi discontinuità e da immani tragedie. Dell’anno che ora si chiude si potrà però dire, facendo un bilancio, che è stato un anno della famiglia. E questa è senz’altro una voce fortemente positiva, è un buon motivo per lodare e ringraziare.