Istituzione di lettori e accoliti nella solennità del Corpo e Sangue del Signore – cattedrale di Imola

Ci siamo riuniti questa sera per celebrare e adorare il sacramento dell’Eucaristia. Nel corso della Messa, verranno istituiti nuovi ministri della Parola di Dio e della Mensa eucaristica, responsabili anche della mensa dei poveri. Poi prolungheremo l’adorazione al Signore che si è donato a noi, portandolo in processione nelle strade della città.

È un momento di straordinaria crescita nel servizio, per la Chiesa che è in Imola. La Chiesa infatti non esiste per se stessa, ma per gli altri, per il mondo intero. Non ritiene di essere la società dei buoni, delle persone perbene, che si distinguono e si separano dagli altri, ma è paragonata da Gesù alla rete gettata nel mare, per raccogliere tutti, buoni e cattivi. Poi alla fine, soltanto alla fine, gli angeli provvederanno a separare gli uni dagli altri. Così pure – conviene ripetercelo – la comunione eucaristica alla quale siamo invitati non è da considerare un premio concesso a quanti ne sono degni, ma un viatico, un nutrimento per il cammino. Certo: è impegnativa, tanto che se uno la riceve senza “riconoscere il Corpo del Signore” e senza impegnarsi nel cammino di conversione, commette un sacrilegio.

L’Eucaristia è – come del resto ogni sacramento – talmente impegnativa che si comprende perfettamente il motivo per cui pochi sono coloro che vi partecipano; ma è anche talmente necessaria ed efficace che privarsene significa pretendere di bastare a se stessi. Il dilemma non si risolve rinviando ogni responsabilità al singolo, colto nell’intimo della sua coscienza: coinvolge infatti la comunità in quanto tale, non soltanto sul piano morale ma anche su quello sociale, materiale. Perciò gli squilibri economici e in particolare il persistere della fame, delle malattie curabili, dell’analfabetismo interpellano nello stesso tempo la comunità degli Stati e la comunità dei discepoli del Signore.

Finché i popoli restavano nei propri territori, finché gli immigrati dai Paesi stretti nella morsa della fame e delle guerre erano relativamente pochi, in Europa si guardava al loro dramma con un certo distacco; ma ora che arrivano di continuo, l’accoglienza e la condivisione diventano urgenti, mettendo perfino paura. Non si può negare che la celebrazione eucaristica ha a che fare con questa realtà; che celebrando, pregando, ci immergiamo maggiormente in essa e ci compromettiamo, pur senza ricavarne soluzioni pratiche, ma soltanto impulsi interni e gesti con valore di segno. Tuttavia, possiamo essere certi che l’Eucaristia è diventata più importante che mai, che non possiamo farne senza. Torna vero quanto affermavano i primi cristiani quando le autorità volevano impedire loro le celebrazioni: “Sine dominico non possumus”, non possiamo fare a meno della celebrazione domenicale.

Con questa certezza e questa chiarezza, partecipiamo alla Messa e alla processione della solennità odierna. Il Signore ha deciso di condividere i nostri problemi pratici, non sopporta di essere relegato negli spazi privati. Perciò rivolgo a voi che state per essere istituiti ministri e alle vostre parrocchie una raccomandazione: non fermatevi ai riti; servite all’altare ma anche alle mense; spezzate il pane della Parola anche entro gli spazi della ricerca del bene comune.