Diocesi e Caritas presentano la prima parte dei lavori di ristrutturazione di palazzo Monsignani
Palazzo Monsignani riunisce, all’interno della propria struttura, le tracce storiche dell’Imola che fu e di quella che sarà. A ottobre scorso era stato presentato un progetto di recupero di una serie di spazi situati all’interno del palazzo con finalità sociali, commerciali e culturali; specialmente rivolte a giovani famiglie o a persone povere che usufruiscono dei servizi della Caritas diocesana.
Giovedì (a giornale già in stampa) i luoghi ristrutturati sono stati presentati alla cittadinanza e inaugurati dalle autorità civili ed ecclesiali. L’intervento si inserisce nel progetto “Emergenza abitativa”, che mira a riqualificare e rivitalizzare quello che un tempo era palazzo Sassatelli, patrimonio della Diocesi, acquistato a inizio Novecento da alcuni sacerdoti con finalità pastorali, caritative e per dare alla Diocesi un bene per il proprio sostegno.
L’altro elemento che ha portato all’avvio del progetto – realizzato anche grazie ai fondi dell’8xMille – era il desiderio di rispondere alla crescente emergenza abitativa mettendo a disposizione anche spazi da tempo non utilizzati. L’ufficio amministrativo della diocesi delinea gli interventi che sono stati compiuti: «La prima attenzione è stata rivolta alle persone in condizione di fragilità, e da questo è nata una stretta collaborazione con la Caritas per meglio comprendere la destinazione degli ambienti che potevano diventare disponibili. La destinazione di alcune unità immobiliari alla Caritas era già in atto da parte della Diocesi (cinque unità immobiliari, ndr.) ma con questo progetto si è deciso di dare una forma più organica. Sono state individuate due zone di palazzo Monsignani così che gli appartamenti dati in uso alla Caritas fossero vicini e l’accompagnamento dei soggetti fruitori degli spazi fosse più facile».
Le due aree identificate sono piazza Duomo 4, dove 2 appartamenti sono attivi da giugno, e via Emilia 67 dal cui ingresso si accede a tre appartamenti. Due di questi (al secondo piano) sono già abitati da persone che hanno chiesto aiuto alla Caritas, la terza, più spaziosa e appena terminata (descritta nelle foto), sarà affidata alle famiglie che ne hanno più bisogno.
«Al momento è stato ristrutturato il piano nobile al cui interno, a marzo, si sono trasferiti gli uffici di Sis.Ter – spiega don Andrea Querzè, vicario generale della diocesi di Imola -. Già questo è un passo importante perché ha permesso di portare alcuni uffici nel centro storico della città nel tentativo di dargli nuova linfa. Per quanto riguarda gli appartamenti, la ristrutturazione pone, nelle mani di chi abiterà la struttura, una certa responsabilità: la Caritas sarà vicina a queste persone anche nella custodia del bene che gli è affidato».
Non solo palazzo Monsignani ma anche il palazzo vescovile, nella gestione degli spazi, porta il segno di un’attenzione caritativa. Ospita, infatti, gli uffici e il Centro di ascolto della Caritas e dell’Associazione Santa Maria della Carità onlus, in più l’Asilo notturno San Benedetto Lambre con una decina di posti letti di prima accoglienza. Infine l’ortogiardino è stato concesso in uso, sempre alla Caritas, per facilitare l’inserimento di alcuni soggetti tramite il lavoro e per avere a disposizione ortaggi e altri frutti della terra per gli appartamenti gestiti da essa.
«I beni della chiesa sono importanti non perché permettono di accumulare degli immobili ma perché tutto venga riutilizzato per la carità. È ovvio che non sempre si possono assegnare degli appartamenti gratuitamente perché tutto ciò che deriva dagli affitti viene poi reinvestito nella ristrutturazione di altri ambienti. L’ufficio amministrativo della diocesi ha fatto partire questo meccanismo virtuoso: un bene porta profitto e questo viene reinvestito per andare incontro alla povertà. È un processo interessante, con uno sguardo profetico sul lungo termine» conclude don Querzè.