Il suo martirio avviene durante la persecuzione di Diocleziano. Nel clima di terrore che si instaura, il vescovo Valerio e il diacono Vincenzo continuano ad annunciare il Vangelo. Il governatore di Valencia, Daciano, li fa arrestare entrambi: manda il vescovo in esilio e tortura Vincenzo: lo fa fustigare e torturare, poi lo condanna alla pena del cavalletto, e infine lo fa arpionare con uncini di ferro. Ma la testimonianza di Vincenzo continua ad essere limpida e ferma. Muore il 22 gennaio dell’anno 304. Daciano getta il cadavere in pasto alle bestie selvatiche, ma il suo corpo viene difeso da un corvo. Gettato nel fiume, legato in un sacco insieme ad un grosso macigno, il suo corpo galleggia e torna a riva, dove i cristiani lo raccolgono per dargli onorata sepoltura.
Ne facciamo memoria con l’incipit alla c. 70r: “S con San Vincenzo, un lupo e tre corvi” (Sacram praesentis diei solemnitatem, responsorio alla lectio I in festo S. Vincentii Martyris) – dal Corale 6 del Miniatore di Imola (sec. XIII) nella raccolta del Museo Diocesano di Imola (proviene dalla chiesa dei Santi Niccolò e Domenico di Imola).