“La Gmg è per i coraggiosi! Non per giovani che cercano la comodità e si tirano indietro davanti alle difficoltà. Accettate la sfida?”. Le parole di papa Francesco accompagnano tutti i ragazzi che in queste ore stanno partendo per Panama, meta di tanti giovani fedeli che parteciperanno alla XXXIV Giornata mondiale della gioventù. Anche la diocesi di Imola ha i suoi “coraggiosi”, per citare il santo padre, e così martedì 15 gennaio Benedetta, Giovanni, Marco e Giuseppe si sono imbarcati su quell’aereo che li porterà dritti dritti a respirare quel clima di festa ed entusiasmo tipico di questo momento. Diversi per storia e provenienza i quattro ragazzi hanno apparentemente poco in comune: c’è chi lavora e chi studia, chi fa l’università e chi ancora le superiori, ma tutti desiderano ardentemente «vivere una Gmg da protagonista e in prima persona». Nella pagina a fianco sono raccontate aspettative, auspici e domande che sono emerse dal confronto tra loro. Ad accompagnare i quattro ragazzi don Samuele Nannuzzi, responsabile dell’equipe della Pastorale giovanile diocesana. In gergo sportivo si potrebbe definire un vero e proprio “recordman” dal momento che quella di Panama sarà l’ottava Gmg a cui parteciperà. La prima nel 1997 a Parigi, poi Roma, Toronto, Colonia, Sydney, Madrid e Cracovia nel 2016; in mezzo solo l’assenza a Rio de Janeiro nel 2013. L’abbiamo incontrato poco prima della partenza e ci ha confidato ciò che lo muove a partire tutte le volte verso una meta lontana.

 

Partiamo proprio da qui: la sua affezione alla Gmg. Ha radici lontane?
Ho avuto una bellissima esperienza nelle prime due: Parigi e Roma. Erano gli anni del seminario, ero poco più che ventenne e quindi era un periodo della mia vita dove dovevo fare delle scelte precise. I grandi aiuti che ho ricevuto andando a quelle Gmg erano sostanzialmente due. In primo luogo l’universalità della Chiesa: non c’era solo Imola, non c’era solo la Romagna ma tutto il mondo. Questo aspetto mi allargò notevolmente perché mi sentivo accompagnato, la mia scelta era per il mondo intero; e questo è interessante anche per stimolare i ragazzi di oggi: la tua scelta non deve essere egoistica ma che possa reggere ovunque. In secondo luogo alla Gmg ho sempre percepito entusiasmo e respirato gioia. Un conto è sperimentare la gioia con i tuoi amici, diversa è percepirla con tanta gente che non conosci. La preghiera, la catechesi e la festa: tutto è permeato da una gioia che suscita anche una certa emozione nei ragazzi che la vivono. Ma c’è un rischio…

Quale rischio?
Che tutta questa gioia rimanga pura emozione, che tutto sia vissuto “solo” come un grande evento. Dalla santa sede stanno cercando di evitare questa deriva, ad esempio organizzandola ogni tre anni e non più ogni due. Sono molto d’accordo con questa visione perché la Gmg deve essere la tappa di un percorso. La Chiesa vuole proporre un cammino di crescita. Dunque spero che questo appuntamento possa essere un volano: fai un cammino, arrivi con delle domande e, tornato a casa, ti rilanci nelle sfide di tutti i giorni.

Torniamo all’universalità della Chiesa, come si percepisce il fatto di essere a contatto con diverse culture?
Nell’incontro che abbiamo avuto con il vescovo Ghirelli prima della partenza ce lo ha detto esplicitamente: dovete avere un contatto con una Chiesa diversa da quella europea. Nelle edizioni di Sidney e Toronto era proprio evidente. Al tempo ho visto una Chiesa uguale ma diversa. Uguale perché hanno la stessa fede e la stessa liturgia, diversa perché cambiano cultura, circostanze, applicazioni. Un altro aspetto di cui mi sono accorto è che nelle città nelle moderne non ci sono le piazze. Un tempo la piazza era il luogo dove ci si incontrava, oggi questo è stato perso. Tanto è vero che in Australia e in Canada eravamo nelle fiere o al porto. E forse anche per questo la Chiesa di oggi fa fatica: ci sono sempre meno occasioni di incontro tra le persone, così come c’è sempre meno il senso del popolo. Il luogo di ritrovo di oggi è internet.

Nascono rapporti duraturi con persone conosciute alle Gmg?
Su tutti, questo è l’aspetto su cui mi piacerebbe migliorare. Mi piacerebbe riuscire a tenere dei rapporti con la gente conosciuta, sia anche per sentirsi solo ogni tanto. C’è chi lo fa e nascono anche delle bellissime amicizie. Ricordo un aneddoto di Toronto. Tornato a casa mi arrivò un grosso pacco dal Canada con scritto sopra “Don Samuele”. Conteneva un pupazzo di Spiderman regalatomi da una signora del posto. Era il 2002 ed era appena uscito il primo film della serie di cui sono appassionato. Questa ragazza poi, venuta in Italia, ci chiamò per venirci a trovare.

Per questa Gmg, invece, come vi state organizzando?
Innanzitutto ci sono problemi logistici di non poco conto perché è la prima Gmg invernale, di conseguenza nel bel mezzo dell’anno si blocca tutta l’attività per un paio di settimane. Qui ci stiamo organizzando come delegazione emiliano-romagnola e non diocesana. In tutto siamo 45 ragazzi che vivranno un’esperienza di due settimane a Panama. Ci siamo incontrati una volta al momento e ci rivedremo il giorno della partenza. Sono fiducioso perché un numero ristretto aiuta le persone a stringere rapporti e a creare un clima familiare.

In diocesi avete fatto delle attività per prepararvi?
Non abbiamo organizzato grandi cose perché reputo che la preparazione sia un lavoro personale. Su questo i ragazzi sono rimasti un po’ spiazzati perché sono abituati a fare grandi iniziative, invece credo occorra preparare il cuore prima di tutto. Nel dialogo con loro è stato interessante perché sono venute fuori varie domande. Perché devi andare dall’altre parte del mondo per incontrare uno che di solito sta a Roma? E a chi lavora: perché ti “giochi” così le tue ferie? Ci siamo provocati a vicenda su queste domande ed è diventata l’occasione per aiutarsi. Le domande degli altri devono far crescere noi.

Una volta arrivati in America centrale che programmi avete?
Nella settimana precedente a quella clou ci sarà il gemellaggio con una comunità che dista circa 300 chilometri dalla capitale. Saremo a Chitré, dormiremo in famiglia e conosceremo il popolo che abita quelle terre. Poi si entrerà nella vera e propria settimana che ci porterà alla XXXIV Giornata mondiale della gioventù di domenica 27 gennaio.

Qual è l’auspicio che si sente di lanciare prima di partire?
Dopo il sinodo dei vescovi sui giovani di ottobre, dialogavo con alcune persone che via hanno partecipato. Questi mi dicevano: “La cosa più interessante è che si è creata un’amicizia tra di noi”. Questo, secondo me, è interessante perché deve proprio nascere una stima tra i rapporti. L’augurio è che la Gmg non sia solo un’emozione ma faccia nascere una stima di rapporti.


Per chi volesse c’è la possibilità di seguire in diretta la veglia della Gmg. Sabato 26 gennaio ritrovo al convento dei frati Cappuccini alle 19 per celebrare i vespri, alle 20 la cena, alle 21 serata con giochi, canti e vin brulé. Da mezzanotte collegamento in diretta con Panama City per la veglia, fine della veglia prevista per le 2.30. Partecipazione ad offerta libera.