La ricorrenza della Giornata della Scuola Cattolica è sempre una preziosa opportunità per renderci conto maggiormente di quel tesoro prezioso per la Chiesa e per l’intera società che sono queste strutture educative, che, non dimentichiamolo, sono nate non da preoccupazioni egemoniche o con la pretesa di ‘indottrinare’ bambini e giovani, ma dal desiderio di fare crescere uomini e donne coscienti del proprio valore umano e del compito che tutti abbiamo nel contesto nel quale siamo chiamati a vivere. Un contesto non facile e che rischia, sotto le vesti di un certo tipo di modernità, di uniformare e appiattire, invece che fare crescere personalità significative capaci di cogliere la grande sfida del nostro tempo.
Quale sfida? La definirei la sfida dell’esperienza.
Se nei tempi passati il grande richiamo era il riferimento alla tradizione e ai valori personali e comuni, oggi questo richiamo non basta. Non può essere negato, ma non basta! Non è più sufficiente per catalizzare l’attenzione di bambini e giovani perché questi, oggi più che mai, avvertono impellente l’urgenza che la proposta, qualsiasi proposta, sia fatta in maniera affascinante, cioè da qualcuno che incarna ciò che propone e ne rende evidente, con la propria vita, la bellezza e la positività.
Tutte le strutture educative sono messe davanti a questa interessante sfida. Anche la Scuola Cattolica! Non basta che si definisca ‘Cattolica’. Per i genitori che ad essa si rivolgono, con tutto il gravoso carico economico che si sobbarcano, deve diventare sempre più evidente che la ragione della scelta può essere solo il desiderio di mettere i propri figli davanti ad una proposta che del fascino della vita ne mostri tutta la concretezza, la bellezza, la creatività in modo che i giovani stessi siano sollecitati ad una personale adesione. E da questa stessa sfida sono provocati tutti coloro che hanno responsabilità dirette nelle varie scuole, in primis i docenti.
E’ evidente che la situazione attuale richiede una preparazione anche tecnica che non può mai considerarsi conclusa, che necessita di un costante lavoro di aggiornamento. Ma se questo impegno non è vissuto come espressione di una identità e di una autentica passione educativa i docenti si autoridurranno a dei ‘tecnici’ che non potranno mai veramente catalizzare l’attenzione degli alunni e tanto meno il loro impegno.
La situazione attuale richiede insegnanti maggiormente consapevoli della loro identità e sempre più disposti a considerare gli alunni non come recipienti da riempire ma persone che hanno bisogno di essere incontrate e dalle quali lasciarsi provocare, sollecitare ad una crescita personale mai conclusa. In questo senso il processo educativo necessita di una sempre maggiore sinergia tra genitori e docenti perché li accomuna il comune compito della crescita globale dei giovani. La Chiesa in questo affascinante compito vede espressa la propria identità in modo esemplare.
Don Pierpaolo Pasini – Direttore Ufficio diocesano per la pastorale scolastica