Di seguito l’editoriale scritto da monsignor Tommaso Ghirelli per Il Nuovo Diario Messaggero del 25 aprile 2019

Liberaci dal male

Cadendo pochi giorni prima del ricordo della Liberazione, quest’anno la Pasqua suggerisce un approccio particolare ad una importante e discussa ricorrenza civile. È comunemente riconosciuto che tutto il Paese, con tutta la sua popolazione, e non la parte vincente di una guerra civile associata ad un’occupazione straniera, fu liberato in quel 25 aprile del 1945. Non altrettanto riconosciuto è il contenuto della Liberazione, che si estende oltre la dimensione maggiormente percepita ed entra nelle coscienze degli italiani, nello spirito della Nazione. Desidero segnalarne almeno tre aspetti: l’accertamento della verità storica, la riconciliazione dei cittadini e la ricostruzione della convivenza civile. Il primo aspetto è l’accertamento della verità, dal momento che la storia si fa sui documenti. Essi vanno integrati e interpretati, non nascosti né manipolati, neanche per pietà. Il secondo passo, decisivo e più impegnativo, consiste nel riconoscere la propria parte di responsabilità nelle violenze che precedettero e in parte seguirono la Liberazione e poi tendere la mano all’avversario. Il terzo passo consiste nel lavorare insieme per riparare, nella misura del possibile, i danni delle violenze e delle ingiustizie. La Costituzione della Repubblica Italiana, redatta e adottata a pochi anni dalla fine del conflitto, ha concretamente ricostruito l’unità nazionale. È stata quindi un comune, efficacissimo atto di riparazione. Aggiungerei una specificazione: è compito delle confessioni religiose pregare per le vittime di una parte come dell’altra. In effetti, i defunti vengono accomunati nelle preghiere di suffragio della Chiesa, perché tutti sono raggiunti dalla Misericordia, che è infinita. A questo proposito, mi è stato riferito che san Pio da Pietrelcina, ad una donna che gli chiedeva se faceva bene a pregare per gli esecutori di un eccidio, rispose: ” È urgente pregare, perché Dio vuole tutti con sé in paradiso”. Se è vero che violenza chiama violenza, è vero anche che il perdono ottiene perdono. Si può citare il vangelo secondo Matteo: “Se voi perdonerete agli altri, anche il Padre vostro perdonerà a voi” (Mt 6,14), precisando che Egli prende sempre l’iniziativa e solamente in seconda istanza pone la condizione di uniformarsi a Lui. Infatti Dio da parte sua ha già perdonato, perché Gesù Cristo nell’anno 30, alla vigilia della festa di Pasqua, ha versato il suo sangue per tutti. Adesso tocca a noi e non è mai troppo tardi né fuori luogo.