Teresa, entrata giovanissima nel Carmelo, dedicò tutta la sua vita claustrale a quei sacrifici – rinunce o piccole prove di umiltà – che chiamava fiori: “Non c’è che una cosa da fare, gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici”, scriveva nel suo libro intitolato Storia di un’anima. Non a caso, infatti, è solitamente raffigurata con tra le braccia composti mazzi di rose, a simboleggiare le sue privazioni e sofferenze, che si tramuteranno poi in una pioggia di fiori, miracoli e conversioni, che ella continuerà a far cadere anche dopo morta su “giusti e peccatori”.

Ne facciamo memoria con l’immagine di un delicato dipinto di Fausto Ferlini (1939) nella chiesa di San Pietro Apostolo in Casalecchio.