Tradizione ritenuto vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana, il suo martirio è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. La traslazione (a cura di alcuni armeni) delle reliquie a Maratea, di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagi, risale all’VIII secolo. Tra i suoi miracoli più noti, si ricorda la guarigione di un bimbo a cui si era conficcata una lisca in gola, per cui lo si invoca come protettore per i mali di quella parte del corpo. Il rito della “benedizione della gola” è compiuto con due candele incrociate.
Ne facciamo memoria con l’immagine di una sanguigna del pittore bolognese Luigi Busi (1837-1884) nel Museo parrocchiale di Bagnara di Romagna, raffigurante proprio il miracolo sopra menzionato.