Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Come è vero questo guardando soprattutto questi giorni di dramma e di grande passione. Realmente la morte e la vita si affrontano in un prodigioso duello perché a volte la morte sembra prevalere, a volte sembra essere l’ultima parola sulla vita degli uomini, sulla speranza degli uomini. E non soltanto la morte fisica che ci attanaglia in questi giorni ma la morte del cuore, la morte della speranza, la morte nei rapporti, la morte tra noi. Ma morte e vita si sono affrontate in un duello prodigioso. Il Signore della vita era morto ma ora, vivo, trionfa. Egli è qui, vivo, presente. Non è più nella tomba, non è più lì rilegato dentro la morsa della morte. Egli è vivo e presente e si affianca al nostro cammino com’è accaduto ai discepoli di Emmaus. Com’è bella in questa sera la grande pagina del Vangelo di San Luca: «Il primo della settimana, in quello stesso giorno, erano in cammino questi discepoli», erano in cammino tristi, conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto ed a un certo punto Gesù si affianca a loro. La compagnia di Cristo è proprio questo cammino che Lui fa con noi ma normalmente i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo e così pensiamo che Lui non c’è e così pensiamo che questa vita che risorge e che è presente non ci sia, che Lui non abbia vinto la morte. Apriamo i nostri occhi invece ma soprattutto apriamo il nostro cuore perché il momento in cui i discepoli di Emmaus riconoscono Gesù è quando lui spezza il pane, quando lui mostra quel gesto così incredibile, che loro avevano visto, lo riconoscono. Non aveva il volto che loro pensavano e che loro avevano già visto, aveva un altro volto, il volto di chi ci è accanto oggi, adesso, lì a casa. Il volto dei vicini, il volto di chi incontriamo, il volto di chi bussa alla nostra porta. E non lo riconosciamo ma egli si affianca a noi, «non ci ardeva forse il cuore nel petto quando lui conversava con noi?». Il nostro cuore non può fallire perché lo ha fatto Lui. Lui riconosce, il nostro cuore riconosce la sua presenza, la sua voce. Le mie pecore ascoltano la mia voce, loro mi conoscono. È il cuore che indica quella positività di vita, di parola, di presenza che emerge da Lui. «Non ci ardeva forse il cuore nel petto» e questo riaccade ogni volta che riconosciamo Cristo presente e il nostro cuore non può fallire perché lo ha fatto Lui. «E così senza indugio fecero ritorno a Gerusalemme testimoniando quello che avevano visto e udito». Ci renda il Signore testimoni della sua presenza, di quello che abbiamo visto e udito in questi giorni. Perché se la morte e la vita le abbiamo viste affrontarsi in un prodigioso duello, abbiamo visto la vita negli occhi e nel cuore, abbiamo le testimonianze di coloro che ci hanno scaldato il cuore, di coloro che ci hanno fatto vedere la presenza di Cristo, quella presenza così paterna, così grande che non si ferma davanti alle difficoltà ma è disposta a dar la vita, è Cristo che vince la morte. Che il Signore ci renda testimoni della sua resurrezione, che ci renda testimoni di ciò che abbiamo visto e udito. Cristo è veramente risorto. Si, ne siamo testimoni.