Carissimi, la situazione che si è venuta a creare con la pandemia di Coronavirus ci spinge a vivere in maniera davvero eccezionale la settimana di Rogazioni che si svolge in tanti luoghi della nostra Diocesi in questi giorni prima della festa dell’Ascensione.
L’apertura della cosiddetta fase-2 ci permette però di poter ricevere ancora tra noi, nel cuore delle nostre comunità ecclesiali la Madonna che non smette di camminare con noi in questo tempo di prova e di fatica. È evidente che la prima reazione corretta che dobbiamo avere, è quella di seguire le indicazioni delle autorità civili e ecclesiastiche per contribuire con l’obbedienza e il rispetto ad una rapida risoluzione di questa epidemia. Mai come ora siamo richiamati tutti a renderci conto di quanto la responsabilità personale sia un bene per tutti, solidali nel bene e nel male. Ma questo momento drammatico cosa chiede alla nostra vita? Il nostro primo compito è quello di vivere questa circostanza scoprendone il senso. In fondo, il vero dramma che vive attualmente la società non è tanto o solo la pandemia, ma le sue conseguenze nella nostra esistenza quotidiana. Siamo stati costretti a fermarci, a guardare e ritrovare il nostro presente, l’istante da vivere ora. E Maria ci invita, ci richiama a guardare a quel Mistero che porta in braccio, a riconoscere che la sua presenza riempie l’istante e quindi soddisfa pienamente il nostro cuore, in qualsiasi circostanza e condizione ci troviamo. Può avvenire questo nella situazione di pericolo e timore che viviamo ora di fronte al dilagare del virus e alle conseguenze, certamente gravi e durature, di questa situazione su tutta la società? Sì, la Madonna ci rivela che la nostra vita, nella prova come nella consolazione, ha un senso infinitamente più grande. In fondo il vero pericolo che incombe sulla vita non è la minaccia della morte, ma la possibilità di vivere senza senso, di vivere senza essere tesi ad una pienezza più grande della vita e ad una salvezza più grande della salute. Questi giorni allora sono per tutti un’occasione di stare davanti al Mistero, a riconoscere che Lui, proprio ora, ci viene incontro in mezzo alla tempesta delle circostanze e delle nostre angosce e ci rinnova il dono della sua presenza amica, che sconfigge la nostra fragilità piena di timore. C’è però un compito che siamo chiamati ad assumere in modo specifico: l’offerta della preghiera, della supplica che mendica la salvezza, per noi e per tutti. È questo il senso delle “Rogazioni”. Nel latino rogare vuol dire pregare, chiedere aiuto, protezione, liberazione dal male. E questo corrisponde al nostro cuore, al nostro umano. Questa coscienza del nostro compito prioritario di preghiera per tutti deve renderci universalmente responsabili della fede che abbiamo, e della preghiera liturgica che la Chiesa ci affida. Nella preghiera della Salve Regina chiediamo su tutta la “valle di lacrime” del mondo, e su tutti gli “esuli figli di Eva”, la luce dolce e consolante degli “occhi misericordiosi” della Regina e Madre di Misericordia, affinché in ogni circostanza, in ogni notte e pericolo, lo sguardo di Maria ci mostri Gesù, ci mostri che Gesù è presente, che ci conforta, che ci guarisce e ci salva.

Monsignor Giovanni Mosciatti
vescovo di Imola