Quest’anno la nostra festa di S Cassiano arriva in un momento veramente imponente e drammatico che ci ha costretto a rinunciare a tanti nostri momenti, da tutti sempre profondamente attesi. Tutto questo tempo non ha fatto però venire meno la grande domanda sulla vita, l’ha resa semmai ancora più acuta, per la natura della sfida che tutto il mondo sta affrontando. Proprio la situazione che si è venuta a creare rende dunque più urgente misurarci con l’essenziale della vita, con ciò che ci fa veramente vivere. Desideriamo stare davanti alla provocazione che ci coinvolge tutti senza ritirarci. Questo ci consentirà di verificare se la vita nuova che nasce dal Battesimo, può diventare in noi la coscienza normale con cui attraversare tutto il complesso di circostanze della vita. La promessa è che in ogni circostanza la creatura nuova che nasce dal Battesimo e cresce nell’incontro con una comunità cristiana viva, è capace di affrontare il sacrificio e il dolore ed essere testimonianza di una vita nuova.

San Cassiano è proprio la testimonianza che non sono le circostanze favorevoli o sfavorevoli a determinare la grandezza della testimonianza e la gioia per la salvezza della vita.

Dice il libro della Sapienza che abbiamo ascoltato: “Il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentìti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato: «Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi?”

Lo avevano perseguitato e disprezzato e considerato pazzia la sua vita. Eppure si accorgono che c’è un di più e che la sua vita ha una dignità ed una grandezza inspiegabili. Quanti i martiri del nostro tempo in ogni parte del mondo sono testimoni che la grazia di Dio vale più della vita e che guardando a Cristo scopriamo che è Lui la vita e che perdere Lui è perdere noi stessi.

Non dobbiamo nasconderci che anche oggi la persecuzione nel nostro tempo è forte ed insidiosa. C’è ad esempio quella persecuzione sottile e penetrante che in nome dei diritti dell’individuo, attraverso i mass-media e i centri di potere economico, legislativo e giudiziario, vuole imporre una visione dell’umano in cui vengono cancellate le nostre responsabilità verso Dio, gli altri e in fondo verso noi stessi.

E’ proprio di questi giorni un intervento legislativo per cui la decisione drammatica della donna di interrompere la gravidanza viene sempre più banalizzata e presentata all’opinione pubblica come un qualunque intervento farmacologico.

E così la donna viene sempre più lasciata sola di fronte alla sua drammatica decisione e anche nelle ore più pesanti in cui devono agire i farmaci assunti la donna sarà sola, a casa con il proprio dolore e le possibili conseguenze negative sulla sua salute. E questo sembra essere una conquista sociale.

La Chiesa, fedele a Cristo, ha rappresentato e continua a rappresentare una pietra di scandalo per il mondo. C’è in essa qualcosa di non assimilabile alla mentalità mondana, qualcosa che costituisce una minaccia perenne per il potere. Eppure il contenuto della testimonianza è la carità. La testimonianza dell’amore sino alla fine. È questo che ci colpisce dei santi, l’amore che non ha confini.

Certamente la morte non è mai desiderata dai cristiani. Essi però, piuttosto che rinnegare la vita che Cristo ha loro donato, sono pronti a subire i più atroci flagelli e infine anche a morire. Gli Atti dei martiri, che la Chiesa antica ci ha trasmesso, sono una testimonianza commovente di questo attaccamento alla vita vera, sono una professione di fede nella vita che non finisce. Dice Gesù nel vangelo di oggi: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.”

Il martirio è stato sempre avvertito dai cristiani come essenziale alla fede, tanto che, dopo la fine delle persecuzioni, hanno desiderato vivere la medesima radicalità nella sequela di Cristo. È nato così il monachesimo. La verginità, la consegna totale di sé a Dio, è una nuova forma di martirio, di testimonianza quotidiana.

Non stabiliamo noi come seguire Cristo. Proprio per questa disponibilità la testimonianza è sempre umiltà e mai pretesa. C’è nel testimone di Cristo una umile sicurezza. Ciò che di più prezioso possiede non gli può essere tolto. “Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo” ci ricorda oggi S Paolo.

Chiediamo al Signore, per intercessione di S Cassiano, nostro patrono, di essere sempre di più testimoni di vita nuova nel nostro mondo, nella nostra città, nelle nostre famiglie e di poter umilmente offrire il contributo di tutta la nostra vita perché cresca la speranza in questo tempo così difficile.