Nella foto, la visita del vescovo all’ospedale di Imola il 15 dicembre 2020


 

L’11 febbraio celebreremo la Giornata mondiale del malato in un modo forse mai così profondamente sentito. La pandemia ci ha costretti a prendere ancor più coscienza della nostra vulnerabilità e di quanto sia facile ammalarsi. Inoltre, qualcosa di drammaticamente inedito è sopraggiunto in questo tempo di prova. Si sono, infatti, verificate situazioni di isolamento forzato subite dalle persone residenti presso strutture Rsa e case di riposo, che non hanno più potuto ricevere il conforto della visita dei propri cari se non in rare e limitate circostanze.
Anche le condizioni di tanti degenti presso le strutture ospedaliere sono divenute ancor più gravose a causa della mancanza del sollievo recato dalla visita dei propri cari ed amici. Si è così determinata una situazione insopportabile alla nostra natura umana creata per la relazione: essere privati della presenza di una compagnia amica. Come diceva santa Teresa di Calcutta, «la povertà più terribile è la solitudine e la sensazione di non essere amati».

Al contempo l’assistenza spirituale dei cappellani ha incontrato molti ostacoli. Io stesso ero solito celebrare la santa messa ogni domenica mattina presso l’Rsa di Conselice, ma da quasi un anno non mi è più possibile entrare nella struttura a causa delle restrizioni. L’unico momento di contatto è stato organizzato nel periodo natalizio con la benedizione preceduta da qualche canto animato dai bambini del catechismo, svoltosi nel cortile, mentre gli ospiti partecipavano guardando attraverso le vetrate. Potrebbe sembrare una cosa da nulla, ma nel deserto relazionale anche i più piccoli gesti di affetto diventano gocce d’acqua preziosissime. Il nostro unanime ringraziamento va a tutti coloro che continuano a spendersi a favore di questi nostri fratelli e sorelle più fragili e quindi più bisognosi di cure mediche e di assistenza.

Tuttavia, come ricordava il nostro vescovo Giovanni Mosciatti, in una recente lettera indirizzata ai responsabili e agli operatori delle case di riposo e delle Rsa: «L’attenzione alla persona nella sua integrità non può disattendere la dimensione dello spirito, non può dimenticarsi le esigenze dell’anima, là dove il cuore cerca il senso profondo della vita, soprattutto quando essa sta per concludersi ed è toccata dalla sofferenza e dalla solitudine».

A tal proposito la celebrazione della 29a Giornata mondiale del malato verrà scandita da tre momenti di preghiera presieduti da monsignor Mosciatti: la recita del santo rosario l’11 febbraio alle 17 e alle 21 trasmesse in streaming rispettivamente dalle parrocchie di San Giacomo di Lugo e San Petronio di Castel Bolognese, e la santa messa il 14 febbraio trasmessa sul canale 14 di Teleromagna dal Santuario della Beata Vergine del Piratello. Possa davvero la Madre Immacolata, invocata anche come Salute degli infermi, portare consolazione e fede a quanti vivono il dolore nella solitudine e altresì muovere alla carità tutti coloro che sono chiamati a prendersi cura di chi sta vivendo la prova della malattia e di chi si trova nell’ultimo tragitto della vita terrena.

 

Don Massimo Pelliconi,
direttore Ufficio diocesano per la pastorale della salute