Le pietre della fede è un viaggio, che ci accompagnerà ogni venerdì, tra i più o meno conosciuti edifici sacri in diocesi di Imola. Un modo per far conoscere e valorizzare chiese e santuari del nostro territorio, mettendone in luce storia e architettura.


In via delle Rimembranze, oltrepassato il crocevia che ora segna l’ingresso alla parte più antica di Riolo Terme, si incontra la piccola chiesa dedicata alla Beata Vergine del Presidio, così denominata poiché in quel luogo, che anticamente era chiamato Crosaro o Crocciaro, si trovava l’immagine della Madonna del Presidio. Lì, nel lontano 1681, per merito di Maria Menni, è stato costruito un piccolo tempio dalla forma ovale e con un elegante altare e tre anni più tardi è stato aperto al pubblico. Al suo interno è stata trasportata la ceramica con l’effigie della Madonna e successivamente è stata circondata da un’artistica corona dorata opera del bolognese Antonio Gasparotto.
Nel 1835, ormai collabente, la chiesa ha subìto un totale rifacimento, collocandola a breve distanza dalla prima costruzione, ma nel 1918 è stata ricostruita nuovamente nella posizione originaria per allargare il viale della stazione. Il progetto dell’edificio è da attribuirsi all’architetto Francesco Bagnaresi, mentre gli affreschi che adornano la navata sono opera del pittore Carlo Testi. La chiesa è di modeste dimensioni: misura infatti 6,5 x 4,7 metri, è sormontata da un’abside semicircolare ed è coperta da una volta a crociera. L’esterno è intonacato fatta eccezione per la base che costeggia il perimetro della chiesa e per il cornicione che separa il portone d’ingresso dalla finestra semicircolare, attorniata da una cornice semicircolare in pietra lavorata. La facciata, così come i muri laterali, sono poi scanditi da archi in mattoni a vista. (foto di Giacomo Casadio)



Questa rubrica è tratta dall’omonimo libro “Le pietre della fede” edito da Il Nuovo Diario Messaggero.
Il volume riunisce in una visione d’insieme tutte le chiese destinate al culto pubblico del territorio della diocesi di Imola, offrendo una lettura della loro evoluzione architettonica e tipologica nel corso dei secoli, consentendo di scorrerle visivamente senza soluzione di continuità.
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