Le pietre della fede è un viaggio, che ci accompagnerà ogni venerdì, tra i più o meno conosciuti edifici sacri in diocesi di Imola. Un modo per far conoscere e valorizzare chiese e santuari del nostro territorio, mettendone in luce storia e architettura.


La chiesa di San Pio, che rientra sotto giurisdizione della parrocchia di San Francesco, è un edificio di recente costruzione sito nell’Area Programma A del quartiere Pedagna a Imola. È stato il vescovo emerito mons. Giuseppe Fabiani ad avere incaricato l’architetto e ingegnere forlivese Luciano Ravaglia, di progettare una chiesa e un complesso parrocchiale atti ad accogliere una comunità di diecimila abitanti. Unico nel suo genere, l’edificio presenta un’insolita forma di nave rovesciata. Questa conformazione richiama lo spirito dei Vangeli, alludendo alle barche capovolte utilizzate dai pescatori per ripararsi dalle intemperie, e i modelli di costruzione usati per la realizzazione delle chiese di San Patrizio in Irlanda durante il periodo dell’evangelizzazione. L’intera struttura, in legno lamellare e autoportante, poggia su una piattaforma circondata da acqua: tale scelta nasce dal fatto che l’acqua è anche un elemento sacro. Lungo il perimetro dell’edificio sono poi collocate delle vasche adibite alla raccolta dell’acqua piovana, dotate allo stesso tempo di valenza estetica, poiché evocano proprio la sagoma della chiesa, e vi sono anche proiettori volti a creare un effetto volatile dando la percezione che l’edificio sia sollevato da terra. Questa struttura, peculiare anche per le linee architettoniche vertiginose dovute alla conformazione delle coperture, presenta una base di cemento armato misto a marmo macinato bianco ed occupa una superficie di 800 metri quadrati, con centine che salgono fino a 30 metri di altezza e con un manto di marmo aggraffato a completamento del tutto. Fondamentale per la struttura architettonica dell’edificio è la luce, pensata come strumento di dialogo, che allude alla grandezza di Dio, all’illuminazione del bene, alla verità. Laddove la luce naturale proviene dalla finestratura perimetrale, quella artificiale si connette all’elemento dorsale del complesso che sale dall’ingresso fin sopra l’altare. È l’effetto luminoso in quanto tale a pervadere lo spazio e a rendere possibile la comunione con lo spirito: ecco che l’architettura della chiesa si trasforma in atto di visione. Nel progetto illuminotecnico dettagli e volumi sono in equilibrio per evitare che l’eccessiva luminosità pregiudichi la corretta percezione. Tale progetto presenta poi un innovativo sistema di controllo delle luci, ovvero le scene equalizer, modificabili e integrabili: dall’illuminazione festiva che comprende platea e altare, si passa a quella feriale che prevede un minor numero di fedeli, fino ad arrivare alla sola luce per il raccoglimento. L’interno dell’edificio, suggestivo proprio grazie al gioco di luci ed ombre dovuto all’originale impianto di illuminazione, è arredato con banchi lignei recanti una targa metallica con i nomi delle famiglie offerenti. (foto di Giacomo Casadio)



Questa rubrica è tratta dall’omonimo libro “Le pietre della fede” edito da Il Nuovo Diario Messaggero.
Il volume riunisce in una visione d’insieme tutte le chiese destinate al culto pubblico del territorio della diocesi di Imola, offrendo una lettura della loro evoluzione architettonica e tipologica nel corso dei secoli, consentendo di scorrerle visivamente senza soluzione di continuità.
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