“Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convegno di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare.” Con queste parole, il 30 gennaio 2021, all’incontro con l’Ufficio Catechistico nazionale della CEI,[1] papa Francesco ha fermamente rimarcato la necessità di muoversi nella strada del Sinodo.
Sinodo e Convegno di Firenze. Sinodo e comunità. Sinodo e intuizione. Sinodo e strada. Tante sono le possibili piste per questo primo intervento associativo sul Sinodo. Ne scelgo una: la genesi di questa intuizione, ovvero Sinodo e Convegno di Firenze.
La Chiesa Italiana ha scelto la strada dei convegni ecclesiali, per verificare in che misura il Concilio Vaticano II fosse recepito nella realtà italiana, con una natura propriamente pastorale: Roma (1976), Loreto (1985), Palermo (1995), Verona (2006), e nel 2015 Firenze, dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Qui, dalla nostra diocesi, partecipiamo in 7: don Andrea Querzè, don Daniele Sirna (allora diacono), suor Lorena Vannoni, Renzo Bussi, Alessandro Palmonari, Giovanni Minguzzi ed io. Nella cattedrale di Firenze, ascoltammo lo splendido discorso di papa Francesco,[2] di cui però lo stesso papa dirà “Sparito. È entrato nell’alambicco delle distinzioni intellettuali ed è finito senza forza” (9/5/2019).
Il convegno ecclesiale di Roma ‘76 aveva la fresca forza del “con-venire”, della “corresponsabilità”, nei successivi sono prevalsi la conoscenza, l’analisi e ricezione dei documenti pastorali decennali. A Firenze nelle parole di papa Francesco forte era il richiamo al primo convegno ecclesiale: “che cosa dobbiamo fare? … Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme. Io oggi semplicemente vi invito ad alzare il capo e a contemplare ancora una volta l’Ecce Homo”. Un richiamo allo stile originario del con-venire, del camminare insieme: la sinodalità.
“Vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro. Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria fetta della torta comune … è cercare il bene comune per tutti. Discutere insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti”. Abbiamo bisogno di tempo e spazio per dialogare! E la strada del dialogo, dell’ascolto è la via suggerita dal papa per il Sinodo: questo riguarda soprattutto noi laici, abbiamo la responsabilità di costruire dialoghi dentro e fuori la comunità cristiana.
A Firenze, il dialogo si articolò nei “tavoli da 10”: avremo l’umiltà e il disinteresse di ascoltarci con vera attenzione e con franchezza fraterna? Giovani (quanto bisogno abbiamo di ascoltare i giovani!) e adulti, consacrati, laici, pastori, e, a Dio piacendo, anche i lontani dalla Chiesa, quelli che sono ai “crocicchi” delle strade. Sapremo fare del dialogo la via per affrontare “sfide nuove … a volte persino difficili da comprendere”? “Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo”.
Dialogo è la prima parola che il Sinodo eredita dal Convegno ecclesiale di Firenze. Il papa ha fiducia nella Chiesa italiana, nel “genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese”. Ma più importante di questo, abbiamo ancora l’opportunità di ascoltare lo Spirito che ci parla, oggi e sempre.


[1] intervento di papa Francesco all’Ufficio Catechistico nazionale: cfr. https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/january/documents/papa-francesco_20210130_ufficio-catechistico-cei.html

[2] discorso di papa Francesco al Cen; cfr. http://www.firenze2015.it/wp-content/uploads/2015/11/Discorso-del-Santo-Padre_Cattedrale-di-Firenze_10-novembre-20151.pdf