Entriamo nella fase di vero ascolto sinodale: è il momento di incontrarci e raccontarci le esperienze belle e le difficoltà del camminare insieme. I vescovi italiani all’ultima assemblea straordinaria della Cei a Roma di novembre hanno sperimentato loro stessi il valore del raccontarsi le proprie esperienze pastorali, e la possibilità di discernere in esse che il Signore è all’opera nella vita delle persone e delle comunità. Da questo esercizio di sinodalità vissuto tra i pastori, monsignor Giovanni Mosciatti ha riportato in Diocesi il metodo dell’ascolto sperimentato, individuando in esso non solo una tecnica da applicare, ma soprattutto la possibilità di discernere insieme l’intervento dello Spirito.
Si tratta di un metodo da seguire, anzi a cui affidarci nella consapevolezza che il tempo donato a questo cammino è tempo investito proficuamente: viverlo con umiltà, senza avere l’ansia dei risultati. Un metodo certamente prezioso per il confronto in ambito ecclesiale, e facilmente adattabile anche nell’incontro con chi è ai margini o lontano da esperienze di vita ecclesiali, persone alle quali va proposto come esercizio di ascolto reciproco.
Nelle parrocchie, associazioni e movimenti, negli organismi di partecipazione ecclesiale, dopo un momento iniziale di preghiera allo Spirito, vero protagonista del cammino sinodale, ci si divide in gruppi di circa 10 persone, per permettere a ciascuno di prendere la parola. All’interno del gruppo un moderatore gestisce il confronto dando la parola ai membri del gruppo e proponendo gli spunti della condivisione, mentre un segretario trascrive quanto emerge e aiuta a segnare gli interventi. I partecipanti del gruppo sono invitati a lasciarsi interpellare e a condividere in gruppo la propria risposta richiamando alla mente le esperienze vissute; rileggendole più in profondità riconoscendo quali gioie hanno provocato, quali difficoltà e ostacoli hanno incontrato, quali intuizioni hanno suscitato; e infine scegliendo i punti più importanti da comunicare agli altri. Si effettua quindi un primo giro di condivisione, ponendo attenzione a usare un tempo congruo affinché ciascuno possa avere possibilità di esprimere la propria esperienza.
A questo, segue un secondo giro di condivisione, in cui, arricchiti dall’ascolto altrui, ognuno condivide quanto le esperienze degli altri abbiano suscitato in lui, evidenziando dove è parso di cogliere il bene all’opera, l’azione dello Spirito. Anche in questo secondo ascolto reciproco, è fondamentale l’apporto di tutti i presenti.
Infine, si raccolgono i frutti: alla luce di quanto ascoltato, i partecipanti sono chiamati a esprimere gli aspetti che si ritiene possano sintetizzare quanto emerso nel lavoro di gruppo. Viene pertanto portato all’attenzione del gruppo quanto scritto in modo che ciascuno possa apportare eventuali precisazioni.
Alla presentazione di questo metodo, ad alcune persone che hanno manifestato la disponibilità di essere moderatore di un gruppo sinodale, uno dei partecipanti ha candidamente dichiarato: «Questa modalità mi era stata presentata anni fa da un gesuita in occasione di un percorso sul discernimento comunitario: allora non ne compresi il valore, mi parve piuttosto una tecnica da applicare per razionalizzare le tempistiche. Come mi sbagliavo! Tutte le volte che l’ho praticata, sono stata testimone di un arricchimento oltre ogni aspettativa, e con stupore ho toccato con mano i tanti semi di bene e riconosciuto i passi di Dio con noi».
Ci stiamo preparando alla venuta di Gesù, l’Emanuele: il primo a essersi messo in cammino lungo le strade, incontrando le persone. Il cammino sinodale è continuare a camminare alla sua sequela, nelle strade di oggi.
Laura Pantaleoni,
referente diocesano
del cammino sinodale