Con profonda gratitudine al Signore e a tutti coloro che hanno collaborato, dopo la grande grazia dell’anno giubilare per il 750° anniversario della Dedicazione della Basilica-Cattedrale di Imola, è arrivato il bel giorno in cui possiamo festeggiare la fine di alcuni importanti lavori di restauro della nostra chiesa madre che erano così necessari. Il restauro significativo di alcune parti ci rimette di fronte, ancora una volta, all’immensa ricchezza della fede, dell’appartenenza alla Chiesa diocesana, della fedeltà perenne di Dio verso il suo popolo in questa terra benedetta da Dio attraverso il patrocinio del santo patrono Cassiano.
La Cattedrale di San Cassiano ha subito tanti restauri e rifacimenti nel corso della sua lunga storia ed ancora una volta sarà l’occasione per riflettere sul suo mistero e sul suo significato, da riscoprire sempre più quale mistero di Comunione. “La Chiesa è una comunione. Una comunità di fede, che si costruisce sulla parola di Dio e sui Sacramenti. È un edificio, per vari aspetti, sempre in costruzione, e i costruttori sono tutti i componenti, nessuno escluso, chiamati a cooperare unitariamente alla meravigliosa impresa” come disse San Giovanni Paolo II visitando la nostra Cattedrale il 9 maggio 1986. Infatti la cattedrale della diocesi, che spesso è luminosa espressione d’arte e di pietà dei secoli passati, e contiene non di rado mirabili opere d’arte, si distingue specialmente per la sua dignità di contenere la cattedra del Vescovo, che è fulcro di unità, di ordine, di potestà, e di autentico magistero in unione con Pietro. Inoltre la cattedrale, nella maestà delle sue strutture architettoniche, raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuno, nello splendore della grazia, secondo il detto dell’Apostolo: Voi infatti siete il tempio del Dio vivente (2 Cor 6,16).
La cattedrale poi è anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel Corpo Mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia. In ogni tempo la comunità ha proiettato nella struttura dei suoi edifici l’immagine di sé.
E non le sono mai mancate le pietre vive per la costruzione del tempio spirituale di cui il Risorto è pietra d’angolo. Come un edificio non potrebbe stare in piedi se tutti i materiali di cui è composto non fossero tenuti saldamente insieme in forza dei progetto elaborato dall’architetto ed eseguito dai costruttori, così tutti i membri della Chiesa, comunità di fede, di speranza e di carità” (LG 8) sono chiamati a vivere e operare in una sincera e costante solidarietà e comunione.
La bellezza e l’armonia della chiesa, destinate a rendere lode a Dio, invita anche noi uomini, limitati e peccatori, a convertirci per formare una costruzione bene ordinata, in stretta comunione con Gesù. Intorno alla parola di Dio e alla mensa dell’Eucarestia la Chiesa di pietre vive si edifica nella verità e nella carità e viene interiormente plasmata dallo Spirito Santo conformandosi sempre più al suo Signore Gesù Cristo. Sant’Agostino sottolineava che “quello che avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti. Quando vengono catechizzati, battezzati, formati sono come sgrossati, squadrati, levigati tra le mani degli artigiani e dei costruttori. Non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità. Questi legni e queste pietre se non aderissero tra loro con un certo ordine, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un certo modo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa. Infatti quando vedi in qualche costruzione pietre e legni ben connessi tu entri sicuro, non hai paura d’un crollo. […] Dunque, quanto qui vediamo fatto materialmente nei muri, sia fatto spiritualmente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si compia nei vostri corpi per opera della grazia di Dio” (Disc. 336). E allora tutto può diventare oggetto d’amore partendo da questa dimora. La grande dimora della Chiesa si incarna, si realizza in terminali capillari dentro le case, le dimore, in una dimensione quotidiana di spazio e di tempo. E ciascuno di noi è stato scelto come pietra viva a formare, a generare, una esistenza sperimentabile a tutti, testimoniando che Cristo è il Re dell’Universo, che tutto ha consistenza in Lui. Si capisce allora perché anche la comunità nella scuola o in università, sul luogo di lavoro, la comunità del quartiere o un certo gruppetto sono una casa o una famiglia, parte di una dimora totale, più grande, che si chiama Chiesa. È la Chiesa là dove io abito. Attraverso questi capillari la Chiesa vive nel grande contesto del mondo intero. E ognuno di noi, come ricorda il profeta Isaia, è chiamato a essere “ricostruttore di case distrutte”, di umanità distrutte. E così la nostra festa per il restauro della nostra Cattedrale diventa l’occasione per una coscienza sempre più viva del nostro compito nel mondo: costruttori di nuova umanità.

Monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola