Condividiamo di seguito le riflessioni con cui padre Francesco Botterio TOR, parroco del santuario della Beata Vergine del Piratello, ha accompagnato le sette stazioni della Via Matris che si è tenuta nella serata di lunedì 3 aprile presso l’ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo e animata dai canti della Corale Perosi.
Un’iniziativa promossa dalla Consulta pastorale della salute della Diocesi di Imola.

PRIMA STAZIONE
“Maria accoglie nella fede la profezia di Simeone” “una spada ti trafiggerà l’anima”
La spada richiama il dolore, la sofferenza per un amore che sarà segnato, ferito. La spada è capace di andare in profondità e sappiamo che in profondità ci sono le cose più belle, più vere, ma una ferita profonda fa ancora più male.
Quale balsamo potrà lenire quel dolore? cosa potrà consolare quel dolore? Ce lo racconta la parola degli Ebrei quando dice:
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”. La Sua Parola e soltanto la Sua Parola può consolare e dare senso a ciò che senso sembra non averne. Quella Parola non abbandona mai Maria: custodiva tutto nel suo cuore.

SECONDA STAZIONE
“Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe”
Maria fin dal momento in cui accoglie l’angelo accetta di iniziare un viaggio, un viaggio che non aveva programmato e previsto, del quale non conosce le tappe e nemmeno la meta.
Ogni malattia, ogni vicinanza a un malato ci obbliga a intraprendere un viaggio inaspettato, imprevisto e nemmeno desiderato.
Sapere però che in questo viaggio c’è un Giuseppe, segno di un affetto umano, di un’umanità, e un Gesù, presenza del divino, che ci accompagnano e che non ci lasciano soli genera nel cuore dell’uomo consolazione e speranza. E la Pasqua è poi la meta di questo viaggio… quel dolore ha un luogo dove riposare.

TERZA STAZIONE
“Maria cerca Gesù smarrito in Gerusalemme”
Maria vive la sua maternità in tutte le sue espressioni….anche quella del dover riconoscere che quel Figlio non è suo. Quel figlio come tutti i figli deve compiere la sua strada, fare le sue scelte; lei non può preservarlo dagli inevitabili dolori e fatiche che la vita presenta.
Anche il Figlio ha bisogno di una Parola, quella che ascolta al tempio, per decidere come essere Figlio del Padre, chi vuole diventare…quella stessa Parola che Maria ha ascoltato e che l’ha messa in viaggio. Deve lasciare andare…così compie la sua maternità.

QUARTA STAZIONE
“Maria incontra Gesù sulla via del Calvario”
Probabilmente diverse volte Maria si è trovata a non capire il Figlio e nella circostanza del calvario si è trovata ancora di più non comprendere il perché di così tanto dolore: il Figlio era innocente….non aveva fatto nulla! Perché quella malattia, non ha fatto nulla…non se la merita!
Il dolore del Figlio era anche il suo dolore, in quel momento si realizzava la profezia di Simeone “una spada ti trafiggerà l’anima”. È l’esperienza dello stare accanto a una persona che soffre, è la compassione: il patire con.
Come ogni uomo e donna si sarà sperimentata fragile e debole di fronte a un dolore così grande, ma la memoria di una Parola, quella dell’angelo Non Temere l’ha aiutata a rimanere nella speranza pur stando in ginocchio.

QUINTA STAZIONE
“Maria sta presso la croce del Figlio”
La croce di Cristo non si può capire. Quel gesto di amore del Figlio per l’umanità non si comprende: il SILENZIO è l’unico atteggiamento possibile di fronte a quel dolore -amore.
Da quella croce però ci raggiunge una speranza, una salvezza…ci dice che dentro al dolore e alla sofferenza dell’uomo, grazie alla croce di Cristo, c’è sempre un amore da sperimentare, una presenza che dona un senso misterioso anche a ciò che sembra non averne.
Maria in quel dolore sotto la croce, di fronte a quel non senso, si apre di nuovo alla vita: prende con sé Giovanni. La sua vita ritrova una senso aprendosi a quel giovane. La morte non riesce a trattenere la vita…la morte diviene grembo di una nuova relazione d’amore, di qualcuno di cui prendersi cura.

SESTA STAZIONE
“Maria accoglie nel suo grembo Gesù deposto dalla croce”
Maria accogliendo tra le braccia il Figlio Gesù deposto dalla croce, avrà forse pensato che quello era l’epilogo di una sconfitta. Così accade anche a noi in alcuni momenti della nostra vita quando ci sembra che nelle nostre mani rimane soltanto una sconfitta, una delusione, un fallimento.
L’evangelista Matteo ci racconta che Giuseppe d’Arimatea compie un gesto di grande umanità: riveste Gesù di un lenzuolo candido. È quel gesto di bene, di amore, che sempre è possibile compiere anche quando sembra che tutto sia ormai finito o inutile: una carezza, un abbraccio, una presenza, una parola, una cura. È simbolo – segno di quell’abito bianco del Risorto che anche noi abbiamo indossato nel giorno del battesimo.

SETTIMA STAZIONE
“Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù in attesa della Risurrezione”
La deposizione di Gesù nel sepolcro è per Maria e per le donne con lei lì presenti il fatto che dichiara che tutto è davvero finito. Quella pietra rotolata davanti al sepolcro seppellisce tutte le speranze di una vita che non può più ricominciare…. con il corpo di Gesù anche ogni speranza è sepolta. Quante volte è stato così anche per noi…sepolcri che hanno sepolto gioie e speranze…sogni e desideri.
Tutto questo ci parla di morte, di fine, sembra che la morte abbia vinto e sia lei a essere la protagonista. Ma anche qui c’è un segno di speranza che la morte non è capace di sconfiggere: il sepolcro si trova in un giardino! La vita di Cristo è in un sepolcro ma il sepolcro è in un giardino!
Il giardino è il luogo della relazione, della vita, dell’incontro…siamo stati creati in un giardino e il nostro destino in Cristo è abitare un giardino il cui nome è: Vita per sempre.