S. Pasqua 2023
Omelia in Cattedrale
Imola 9 aprile 2023
È ancora buio quando Maria di Magdala si mette in cammino per andare alla tomba di Gesù. La pietra, posta a sigillo del sepolcro sembra segnare la fine della vicenda di quest’Uomo che aveva suscitato nella sua vita tanta speranza. Un silenzio di morte avvolge l’esistenza del mondo. Dio è morto.
Ma in quell’alba Maria non va solo per piangere una persona morta: una speranza, un presentimento muove i suoi passi, uno strano batticuore si mescola al lutto. Non era possibile che tutto quello che lei aveva visto, aveva udito, aveva sperimentato sia finito così. Eppure stava andando alla sua tomba. Ma cosa hai visto o Maria sulla tua via? Una tomba vuota, vuota. Un masso rotolato via.
È una speranza indicibile che la fa correre per andare da Pietro e Giovanni. Ed anch’essi corrono. Corriamo a vedere, si saranno detti, magari con le lacrime agli occhi ma con quella speranza inconfessata sono andati alla tomba. E videro e credettero. Hanno visto come erano sistemati i teli, non poteva che essere così: è davvero Risorto. Quell’uomo lo aveva detto e dimostrato: Egli è Vivo, non siamo fatti per la morte. Se è Risorto la Morte è vinta, ogni morte è vinta.
E Cristo risorto si fa vedere, si fa incontro alle donne al sepolcro, ai due di Emmaus che, tristi, se ne tornavano a casa, ai suoi amici nascosti e terrorizzati. Si fa vedere nella sua realtà corporea, nella carne che porta ancora i segni dei terribili supplizi. È l’inizio di una Vita nuova che investe, incontro dopo incontro la vita dei suoi, rendendoli parte della sua Persona, viva.
Dio non può sopportare che la Sua creatura amata perisca per sempre. Egli si fa realmente compagno fin dentro l’angoscia più profonda, fin dentro il sepolcro, per aprire dentro al sepolcro una fessura di luce. Così ci ricorda papa Francesco: “All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo Dio stesso ha voluto condividere con noi quella strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, “dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2)”. Gesù viene a confermare questa fede proprio con la Sua risurrezione.
Le parole di papa Francesco ci ricordano che la fede non è fatta di discorsi, di ragionamenti. La fede è la strada della nostra vita, che è piena di ostacoli, di lutti e di fatiche ma possiamo riconoscere il Signore che si è fatto nostro compagno per «condividere con noi questa strada e offrirci il Suo sguardo per vedere in essa la luce».
Il papa insiste su questa immagine della luce. Perché non è qualcosa che si aggiunge alla realtà ma è la luce stessa della realtà. Con la Risurrezione di Gesù è iniziato un mondo nuovo. La morte è veramente vinta. La vita non è un cammino verso la morte, ma una ripresa presente, permanente. Non è la caduta, la sconfitta, il fallimento, il peccato a definire l’uomo, ma il suo poter ripartire sempre, perché siamo voluti, amati, perdonati, perché Cristo è vivo. La Risurrezione è allora una esperienza possibile in ogni giornata, in ogni istante della nostra vita. Ci ricorda oggi la lettera ai Colossesi: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!”
Insomma tutti coloro che si lasciano coinvolgere ancora oggi dalla vita di Cristo risorto, dal Suo corpo che è la Chiesa, possono iniziare un nuovo cammino che cambia il modo di guardare sé e il volto dell’altro generando una amicizia ed una fraternità indistruttibili. È proprio lo stupore di vivere perché siamo profondamente amati.
E così nulla va perduto. Tutto ciò che noi viviamo, i nostri legami quotidiani, le nostre sofferenze e le nostre gioie, tutti quei germi di amore che ora esprimiamo, trovano compimento in Gesù risorto. Egli non sopporta che noi periamo per sempre, Lui che ci ama immensamente.
Perfino i fatti drammatici e dolorosi, trovano il senso nella Sua resurrezione. Cristo stesso ha reso gloriosa persino la croce. Qui nasce la comunità cristiana che vive l’appartenenza a Cristo vivo, qui ed ora.
Per questo la Pasqua è il mistero principale, il mistero grande della vita cristiana. È per Colui che è tra noi, Cristo vivo, che ognuno di noi riprende, ricomincia, rinasce, risorge.
Mons. Giovanni Mosciatti,
vescovo Diocesi di Imola