La “questione” del lavoro è un argomento sempre caldo, a qualsiasi età e in qualsiasi momento della vita professionale ma tocca i giovani in maniera tutta particolare.

Il lavoro, spesso, è concepito unicamente come lo strumento per ottenere un reddito che permetta poi di consumare e di vivere. Certamente l’aspetto economico è importante ma non è il solo. Il lavoro è anche l’ambito in cui la persona può diventare più persona. La persona sperimenta la sua creatività e i legami che la uniscono agli altri.

Il lavoro, qualsiasi esso sia e anche in una condizione spesso arida e faticosa, può essere occasione di cambiamento della realtà, per rendere il mondo migliore. È una sfida a capire di più perché siamo al mondo.

Lavorare permette di approfondire di più chi siamo, è una possibilità di consapevolezza di sé. L’idea che si lavora per qualcuno, a partire dalla famiglia per esempio, o per rendere il mondo migliore, è la sintesi del lavoro cristiano. Questo è il motivo per cui il lavoro può non essere “tutto” della vita, tema tanto attuale soprattutto tra i giovani.

E chi vive una dimensione di famiglia, di affetti e di società ha una marcia in più degli altri. Un impegno serio con il lavoro fa crescere anche il modo con cui si vive la famiglia e il tempo libero, e viceversa, chi è impegnato fuori dal lavoro più spesso porta anche un valore aggiunto in azienda.

Solo se lavoriamo per qualcuno e per qualcosa possiamo reggere la fatica del lavoro. Ma come può accadere questo? Certamente serve qualcuno che ci aiuti, che ci sostenga. Può essere un maestro, qualcuno da cui imparare. Ma può essere anche la compagnia di amici che può diventare un’amicizia operativa, che non risolve i problemi, ma aiuta ad affrontarli, aggiunge esperienza, rende più intelligenti nel modo di affrontarli.

Per questo di fronte ad un mondo in continuo mutamento, che spesso crea disagio nelle persone e in particolare nei giovani, la Chiesa deve prima di tutto guardare, ascoltare e conoscere, fare compagnia.

L’ufficio Pastorale del lavoro della Diocesi di Imola, ha così pensato di proporre un breve questionario su aspettative, convinzioni e criticità sollevate dai giovani rispetto al mondo del lavoro per raccogliere il loro punto di vista e sviluppare un dialogo rispetto ai cambiamenti epocali del nostro tempo.

La Chiesa può assumere le sfide e le opportunità che emergono nei vari contesti alla luce della fede, contribuendo allo sviluppo del nuovo umanesimo del lavoro per trovare un senso con gli altri e per gli altri.

Occorre che il lavoro si identifichi di più nella dimensione relazionale oltre a quella economica e di scambio, nella valorizzazione della dignità umana, nella ricerca di equilibrio per superare la cultura del consumismo e dello scarto.

Vi chiediamo gentilmente di diffondere il questionario tra i giovani dai 14 ai 35 anni, ed è sufficiente cliccare qui per accedere al questionario anonimo. Il termine per la compilazione è il 7 giugno.

I dati, completamente anonimi, verranno analizzati dall’ufficio diocesano e verrà organizzato un momento di condivisione e dibattito sui temi trattati.

Monsignor Giovanni Mosciatti vescovo di Imola