Testo a cura del Centro missionario diocesano


Il 24 marzo ricorre l’anniversario della morte di monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso nel 1980 per mano di un sicario degli “squadroni della morte” agli ordini del governo, durante la celebrazione della messa. Di monsignor Romero si ricorda l’incessante impegno a fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori. Durante il funerale di monsignor Romero, che vide la partecipazione di migliaia di persone, per lo più contadini e operai che chiedevano giustizia, l’esercito fece fuoco sulla folla dei fedeli, uccidendone molti.

Nella stessa data la Chiesa celebra la 32esima Giornata dei missionari martiri, istituita nel 1992 su proposta del Movimento giovanile delle Pontificie opere missionarie per sottolineare l’impegno dei missionari e ricordare tutti coloro che ogni anno perdono la vita, fedeli al Vangelo fino al sacrificio di se stessi, mentre si dedicano senza riserve al servizio del prossimo.

Il titolo scelto quest’anno, Un cuore che arde, evidenzia la sostanziale continuità con la Giornata missionaria mondiale 2023 e con la riflessione che questa sollecitava: il significato del sacrificio dei martiri, non tutti uccisi in odium fidei, ciò che tutti li accomuna, sacerdoti, religiosi e laici, sta nell’impegno totale nell’assistenza ai più bisognosi e nel combattere le ingiustizie sociali.

I martiri, con il loro impegno e la loro dedizione, anche a costo della vita, «accendono una luce e riscaldano il cuore di intere comunità cristiane».

Il termine “martiri”, nel significato di “testimoni”, rinvia alla relazione diretta che queste persone hanno stabilito con Dio e che hanno testimoniato nel corso di una vita normale, vissuta per lo più in contesti di povertà estrema e di degrado morale e ambientale. Non si tratta di eroi, ma di persone che nel loro agire quotidiano hanno testimoniato la loro fedeltà al Vangelo ed il loro amore profondo nei confronti di Dio e del prossimo.

Secondo l’Agenzia Fides, che ogni anno mette a disposizione i dati relativi agli operatori pastorali uccisi, prendendo in considerazione non solo i missionari ad gentes, ma tutti i battezzati impegnati nella vita della Chiesa morti in modo violento, «uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l’attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno». Scorrendo le poche note sulle circostanze della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo. In questa vita normale, vissuta in contesti di povertà economica e culturale, degrado morale e ambientale, dove non esiste il rispetto per la vita e per i diritti umani, ma spesso è norma solo la sopraffazione e la violenza, sono stati accomunati anche da un’altra normalità, quella di vivere la fede offrendo la loro semplice testimonianza evangelica come pastori, catechisti, operatori sanitari, animatori della liturgia, della carità… Avrebbero potuto andare altrove, spostarsi in luoghi più sicuri, o desistere dai loro impegni cristiani, magari riducendoli, ma non lo hanno fatto, pur essendo consapevoli della situazione e dei pericoli che correvano ogni giorno. Ingenui, agli occhi del mondo. Ma la Chiesa, e in definitiva il mondo stesso, vanno avanti grazie a loro, che «non sono fiori spuntati in un deserto», e ai tanti che, come loro, testimoniano la loro gratitudine per l’amore di Cristo traducendola in atti quotidiani di fraternità e speranza.

Nel 2023 hanno perso la vita nel mondo 20 missionari: un vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi, un seminarista, un novizio e 7 laici e laiche; di questi 9 in Africa, 6 in America, 4 in Asia, un laico in Europa.